Dopo due anni di beta, DOTA 2 è finalmente disponibile, gratuitamente e per tutti
Due anni di closed beta costituiscono forse un primato, o ci vanno molto vicino. Tanto è durato il periodo intermedio di DOTA 2, erede dell'originale Defense of the Ancients, una MOD di Warcraft III in grado non solo di guadagnarsi uno straordinario successo, ma anche di dar vita a un intero genere. I MOBA, in questi ultimi due anni, li avrete probabilmente sentiti nominare sin troppo, dato l'eccezionale successo che stanno riscuotendo. Dietro l'acronimo, che sta per Multiplayer Online Battle Arena, si nasconde uno dei generi videoludici competitivi più ostici, e allo stesso tempo di successo, di sempre. Il pubblico che li gioca, li prova, li accantona e poi vi torna a ciclo continuo è ormai vastissimo, e comprende appassionati di MMO, sparatutto e molti altri generi competitivi indiscriminatamente, dimostrando come si tratti di un fenomeno trasversale e soprattutto vastissimo, in grado di far registrare sensazionali record di presenze online. Se c'è una caratteristica di Valve che da sempre la contraddistingue, è la capacità dei suoi designer di interpretare con grande anticipo i gusti e i desideri dei giocatori, e proporre prodotti in qualche modo innovativi. Proprio per questo, quando, durante la Gamescom del 2011, gli sviluppatori hanno mostrato per la prima volta al mondo DOTA 2, le reazioni si sono divise tra l'entusiasmo di chi conosceva già a fondo il predecessore, e le perplessità di coloro abituati a prodotti più tradizionali. Il tempo ha dato ragione a Valve e, nonostante la prolungata fase di beta a inviti, DOTA 2 è abbondantemente il prodotto più giocato sulla piattaforma Steam e ha già fatto registrare oltre 300.000 giocatori connessi contemporaneamente.
Preliminari difficili
Per tutti coloro che non hanno familiarità alcuna con il primo DOTA, assistere ad un match di questo diretto successore può rappresentare un'esperienza straniante. Nonostante l'ambientazione vagamente fantasy, gli eroi che si scontrano divisi in due squadre sembrano non avere tra di loro alcun legame tematico, la mappa può apparire incredibilmente piccola e limitata e, soprattutto, risulta difficile trovare un filo rosso che leghi assieme tutta l'esperienza dal punto di vista concettuale. Il modo migliore per spiegare DOTA 2 a un profano è paragonarlo a una partita a scacchi a più giocatori, dove all'abilità del singolo si sommano, inevitabilmente, le dinamiche di squadra, portando la complessità dell'insieme a livelli ben oltre le medie solitamente sfiorate dai videogiochi competitivi. Ciononostante, le meccaniche di fondo non sono, sulla carta, affatto complicate, e vedono due squadre di cinque eroi ciascuna combattersi per il dominio della base avversaria, su mappe che prevedono tre corridoi d'approccio e aree neutrali (definite giungla) nel mezzo.
Dota 2 - Trailer di Visage
Questione di tempo, e di squadra
Considerato che ogni partita di DOTA 2 dura in media dai 25 ai 45 minuti, solo per provare a turno tutti gli eroi occorre un quantitativo di tempo di gran lunga superiore a quello offerto dalla media dei videogiochi, per non parlare di cosa significhi apprendere a fondo le meccaniche di gioco. Un'esperienza che, sulla carta, può apparire titanica e spaventare il giocatore medio ma, come spesso accade, si tratta di una salita in fondo meno ripida di quanto le premesse non suggerirebbero, soprattutto mossi i primi passi. Sebbene lo scoglio iniziale sia indubbiamente ostico da superare, una volta apprese le meccaniche di base DOTA 2 è in grado di offrire un'esperienza sfaccettata, profonda, impegnativa e soprattutto divertente.
Requisiti di Sistema PC
- Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX780
- Sistema operativo Windows 8
- Requisiti Minimi
- Processore dual core Intel a AMD a 2.8 GHz
- 4 GB RAM
- Scheda video Nvidia GeForce 8600/9600GT, ATI/AMD Radeaon HD2600/3600
- 8 GB di spazio su disco
Molto di ciò che avete sentito dire di DOTA 2 è probabilmente vero. Si tratta di un'esperienza spesso crudele, ostica da avvicinare e che richiede enormi quantità di tempo per essere padroneggiata. Sono proprio queste caratteristiche, tuttavia, a farne un gioco unico nel suo genere per profondità e potenziali soddisfazioni, in grado di regalare sensazioni di "conquista", effettivamente guadagnata a duro prezzo, e quindi vera, tangibile. Tutto questo a patto di trovare, in tempi relativamente brevi, una squadra più o meno fissa di persone con cui sia possibile cooperare e comunicare efficacemente, dato che la natura profondamente tattica del gameplay rende quasi impossibile accompagnarsi a giocatori casuali e sperare di trarne mutuo beneficio e divertimento, soprattutto sul lungo periodo. Ora che DOTA 2 è disponibile per tutti, la sfida dei numeri con il principale concorrente League of Legends può cominciare. A fronte di uno scoglio iniziale ancora più ripido, Valve ha dalla sua un'esperienza straordinariamente bilanciata e davvero libera dalla necessità di aprire il portafogli, senza contare un'infrastruttura per la trasmissione dal vivo delle partite in grado di suscitare l'invidia di ogni altro sviluppatore di MOBA. Se i lavori sull'accessibilità continueranno nella giusta direzione, questo potrebbe rendere lo scontro frontale uno dei più esaltanti e interessanti degli ultimi anni.
Andrea PortaPro
- Un vero free to play
- Profondità e bilanciamento senza paragoni
Contro
- I tutorial necessitano ancora di molto lavoro
- Richiede molto tempo anche solo per essere avvicinato