Freezer posted by Andrea Saltini

Da Parolesemplici

Come una calamita la luna ha deformato il mio contorno, e mi rimane solo l’ultima sigaretta.Ho tirato fuori dal freezer la donna che stavi aspettando: Giulietta Capuleti. Quindi dovresti ritrovarla da un giorno all’altro. Per un po’ sarà poco più di una sagoma, una splendida sagoma di donna stretta in un blocco di ghiaccio. Immobile come la zanzara trattenuta nella resina. L’essenza di una donna congelata e perfetta di una Giulietta piccola e triste. Quando il ghiaccio si scioglierà, potrai vedere la profonda scollatura dell’abito che indossa. L’ho scelto io. Giulietta è morta, come lo sarò io. Ho passato giorni indimenticabili al suo fianco, masticando caramelle gommose davanti alla televisione senza audio. Ho cucinato per lei tranci di baccalà in pastella, carciofi e patate, cime di rapa con le orecchiette. Un giorno, un po’ di tempo fa, le ho promesso anche un anello con brillante. Come un gattino dispettoso, le alzavo la sottana sopra la testa e rimanevo lì, ipnotizzato, senza alcun controllo su ciò che facevo o dicevo. Giulietta sapeva tutto di me, e della mia famiglia. Abbiamo passato notti a ridere di quel mio ingenuo riduzionismo sentimentale, della goffagine delle mie poesie, e delle mie prose da scribacchino, e lo so, che fingeva di non commuoversi alle mie ciarle e omelie, quando ascoltava i miei versucoli inutili, lo so che non era così. Adesso se ne sta congelata in tutta tranquillità. Immobile. Se i prossimi giorni saranno di sole, allora Giulietta avrà un aspetto meraviglioso, sarà un’ apparizione così abbagliante da lasciarti a bocca aperta. Probabilmente non oserai avvicinarti, colto da una specie di stupore come davanti a qualcosa di sacro e inarrivabile. Splenderà di scintille iridate, dal ghiaccio che la contiene al sole, e dal sole al ghiaccio, che ti sembrerà di vedere una dea dalla forma umana sorgere dall’abominio del ghiaccio, e dal fuoco del sole contemporaneamente. Luce e buio insieme. Ti piacerà molto, ne sono certo. Forse Giulietta Capuleti è una divinità, poiché non è concesso né a uomo, né ad animale essere così bello. Naturalmente l’ho congelata in posizione supina, il solco che attraversa la sua schiena è dritto e teso come una corda di violino. Non è un brutto solco, ma piuttosto lo definirei come lo spazio di una nota cantata da un tordo nel bosco. Quando sfilerai le forcine che fermano i suoi capelli, presta attenzione, perché cadranno due sontuose trecce bionde, spesse, come funi di lana d’acciaio. Questa donna è straordinaria, e adesso, si scongelerà solo per te! Sbaverai nei cucchiai delle sue magnifiche cosce e il tuo alito lambirà la pelle dei suoi polsi, freschi come una pagina bianca. Dietro al suo orecchio vedrai la luna e le perle dei suoi occhi avvamperanno come due fari nell’inchiostro della notte. Nei suoi occhi potrai vedere riflesse quelle cose che veramente, senza ipocrisia, senti di amare; non le cose umane, così afflitte di caducità e di mutamento, ma bensì gli alberi, i cirri del cielo, gli uccelli, i fiori, le cascate, le isole, gli astri, i bolidi sù dello spazio, e tutto ciò che nella tua mortalità senti come eterno, e che non ameresti se non lo sentissi, così, oscuramente, impietosamente irraggiungibile. Intoccabile. Anche il suo corpo è intoccabile, nessuno oserebbe mettere le dita sullo specchio, di ghiaccio che la contiene, le tue dita che anche quando sono più pulite, sempre sporche sono. Ora, non lasciarti turbare da questo fatto, ma Giulietta non porta il reggiseno. Rimarrai incantato davanti a questi seni d’ amazzone, e il polline biondo del suo ventre ti annebbierà piacevolmente.

Porto le mani alla bocca e urlo! Comincio a piangere perché mi ricordo. Ci sono cose che un uomo non dimentica. Anche se fosse nulla, sento il mio cuore battere ancora è un cuore sterile, è un cuore che non sceglie. Mi ricordo quando la incontrai nella casa dell’autunno, era vestita di blu, blu i suoi occhi, e aveva un sorriso per me. Mettemmo in scena il nostro spettacolo  di nascosto dai familiari, sotto una tenda di foglie, e poi, ma poi, fummo vittime del sonno. La notte, il tempo lentissimo fece cenere dell’ incendio dei nostri corpi, cancellando il nostro passato. Allora io piansi nel sonno, e quando mi svegliai ero uno splendido cervo maschio, con le ginocchia tutte graffiate. Avrei potuto congelarmi insieme a lei? Congelati per sempre nel ghiaccio degli innamorati, ma alla fine, ho chiuso nel freezer solo lei.

Il suo nome sarà acqua nella tua mano. Per me è finita. Tutto è finito quel giorno. Mi sono disteso lungo il suo fianco, ho respirato il mio nome nella sua bocca, e ho strappato una piccola manciata d’erba. Allora due grandi lacrime sono scivolate dai miei occhi alla gola. È andata così. Il mio bel dolore ha germogliato come lo stelo, senza resistenza, sulle mie labbra chiuse. Così, ho finito per rinchiuderla nel freezer, ed è diventata la mia Ofelia d’inverno.

Questa donna che ti lascio, è magnifica, i poeti e i bugiardi canteranno un giorno della sua bellezza senza nemmeno averla mai vista. Ti permetto di usare la nostra stanza, l’unica chiazza linda della casa, il copriletto bianco, il pavimento spazzato di fresco, e le sue scarpe allineate nell’armadio a muro. Ci sono i suoi vestiti sulle grucce, tutti i suoi libri in ordine alfabetico, e il grande specchio immacolato, proprio quello che in questo momento riflette il mio viso. Occhi gonfi e rughe. Ti lascio Giulietta perché sono come uno scrittore che non scrive più, perché sono l’incosciente depredato della sua coscienza, e anche, perché tu, sei il mio unico amico. È la donna che hai sempre desiderato, quel genere di donna che la maggior parte di noi, aspetta per una vita. Ora è morta, come lo sarò io. E anche tu un giorno lo sarai. Quando la troverai, non parlarle con arroganza, e soprattutto, mantieni bassa la temperatura, se desideri conservarla a lungo. Devi essere gentile con lei, e cedere alla sue pretese. Non metterla a parte dei tuoi segreti, ma non fingere con lei.

 Sempre tuo

Romeo Montecchi