di Cedric Jimenez (Francia, 2014)
con Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Céline Sallette
durata: 134 minuti
★★★☆☆
Chiariamolo subito, a scanso di equivoci: questo French Connection, solido lungometraggio francese a largo budget (venti milioni di euro) NON è il remake dell'omonimo film americano del 1971, diretto da William Friedkin e vincitore di cinque oscar, uscito da noi col titolo Il braccio violento della legge. E stendiamo quindi un velo pietoso sull'ennesima traduzione italiana sciocca e fuorviante, volta (nella mente di chi l'ha pensata) a rincorrere lo 'spettatore medio' affibbiando al film un più appetibile titolo anglofono che scimmiotta le produzioni hollywoodiane... lascio a voi ogni commento (superfluo).
In patria, infatti, il film è uscito semplicemente come La French, ovvero il nomignolo con cui negli anni '70 l'opinione pubblica francese indicava la 'cupola' malavitosa che da Marsiglia, ai tempi capitale mondiale della droga, faceva affari d'oro con la mafia americana proprio attraverso lo scambio della famigerata polvere bianca. Il giovane regista Cedric Jimenez (anche sceneggiatore) se la cava abbastanza bene nel maneggiare un materiale ormai piuttosto dimenticato dal cinema contemporaneo, provando a rinverdire i fasti del quel genere noir che tanta fortuna godette oltralpe (ma anche da noi) all'epoca dei fatti descritti.
French Connection apparentemente potrebbe sembrare un buon poliziesco in puro stile seventies, con un'ottima ricostruzione degli ambienti e dello stile di vita dell'epoca, molto efficace per confezione e cifra tecnica. Solo che la regìa di Jimenez, patinata e decisamente poco 'europea', punta tutto invece sull'azione e sulla caratterizzazione dei personaggi principali: il giudice senza macchia e senza paura contro il cattivissimo padrino cinico e gaudente. Ne viene fuori così un thriller di discreta fattura che assomiglia molto più a un classico prodotto hollywoodiano piuttosto che a un gelido noir dell'epoca.
A dirla tutta, il duello tra questi due protagonisti così opposti, anche un po' stereotipati, l'uno nemesi dell'altro, non può non ricordare Heat di Michael Mann: solo che Jimenez non è Mann, e il fascino delle due pellicole non è neppure paragonabile... non fosse altro che per l'atmosfera cupa e malinconica, dolorosamente ineluttabile, tipicamente 'manniana', di cui qui è invano provare a trovarne traccia. Anzi: French Connection delude, semmai, proprio sul lato emotivo, un po' ruffiano e anche piuttosto banale, con situazioni abusate e decisamente di facile presa sul pubblico (un esempio su tutti, la ragazzina tossica che il giudice cerca di proteggere andando anche oltre le sue mansioni).