Il mercato italiano, infatti, è saturo e iperconcentrato, in particolare sui diritti di trasmissione;; in più la fruizione illecita di audiovisivo è costume nazionale o quasi. Ancora: la copertura delle tre reti digitali, ribadita dal viceministro Antonio Catricalà al Senato, è reale ma, nel caso di due multiplex su tre, quelli in banda VHF, non corrisponde alla ricezione effettiva nelle abitazioni. I potenziali concorrenti e gli editori sono interessati alla ricezione reale.
Chi si aggiudica un lotto, poi, non solo deve pagare lo Stato, ma investire per costruire la rete (vi è l'obbligo di copertura del 51% della popolazione in cinque anni). Deve poi trovare sul mercato diritti per essere competitivo.
Mediaset, intanto, ha avuto l'ok per trasformare il quinto multiplex dallo standard ("morto") per i cellulari, il Dvb-h, al Dvb-t, con limiti al lancio di nuovi canali. Sky non sembra intenzionata a competere per il canale in VHF per cui è obbligata a farlo. TiMedia e gruppo Espresso studiano l'eventuale fusione tra i rispettivi multiplex, per raggiungere la capacità trasmissiva di Rai e Mediaset. Il pluralismo non aumenterà con questa gara, anche se la procedura d'infrazione sarà revocata dalla Ue.
Marco Meleper "Il Sole 24 Ore"