Freud e le Psicologhe Femministe

Da Elena
Uno dei personaggi storici che ho studiato a scuola nell’ambito della psicologia e che mi ha dato molto da pensare è FREUD, il re della psicanalisi, un genio. Ma… alle scuole superiori la nostra professoressa di psicologia ha messo in risalto la concezione che questo genio aveva della donna. Ora… non voglio mettere in discussione la sua bravura, non lo farei mai, è indiscutibile, ma voglio mettere in luce la più grande lacuna della sua teoria psicanalitica (lo ha ammesso anche lui che trovava difficoltà in questa tematica - chiamava la femminilità il “continente nero” della psicanalisi - influenzata molto anche dalla mentalità del tempo) che molto probabilmente, come successe a Rousseau, derivava da una forse “difficoltà di relazionarsi al mondo femminile” altamente personale che si è riversata sul suo lavoro : gli argomenti sono vasti, quindi faccio un elenco per facilitare le cose. Inoltre la nostra professoressa ci ha fatto studiare le correnti di pensiero femminista di psicologhe che hanno contraddetto il maestro della psicanalisi con le loro teorie.
La teoria di Freud:

-la differenziazione dei sessi si ha nella pubertà, prima di questo momento la sessualità è maschile per entrambi, quindi l’attenzione della bambina sarà sulla clitoride e ignora del tutto la vagina;
-con la pubertà la donna rimuove la sessualità clitoridea e si indebolirà, trasferendo la sessualità all’organo passivo, la vagina. In quel momento è frigida, elimina la sua mascolinità infantile. Questo passaggio è la maggior causa di isteria e nevrosi;
-complesso di Edipo: il maschio vede nella mancanza della femmina una punizione, e teme anch’egli la castrazione, di conseguenza si astiene dal desiderio della madre e supera il complesso. Bambina: crede che il pene le crescerà, ma non accadendo, proverà invidia nei confronti del maschio, si distacca dalla madre e sposta le attenzioni sul padre;
-la bambina quindi esce dall’Edipo: o abbandonando la sessualità, o negando la femminilità a favore dell’omosessualità, o arrivando alla femminilità normale. Comunque l’uscita dall’Edipo sarà più ardua per la femmina perché manca la minaccia di evirazione, il suo Super-Io (la parte morale, del comando, del dovere) sarà debole e dipendente. La donna supererà l’invidia compensando la mancanza con l’essere madre di un figlio maschio;
-il corpo maschile è il modello assoluto, la femminilità è legata alla mancanza, atrofia.
Carol Gilligan, psicologa statunitense (libro molto interessante: “Con voce di donna”) disse: “avendo legato il Super-Io all’angoscia della castrazione, Freud dovette considerare la donna priva per natura della spinta a un’univoca soluzione edipica […] Ecco dunque che una carenza della teoria viene proiettata come una carenza che viene localizzata nell’esperienza che la bambina fa dei rapporti”.
In contrapposizione alle teorie di Freud negli anni ‘70 nascono due movimenti di pensiero:
-femminismo universalista (la donna è uguale all’uomo): viene contestato a questa corrente di pensiero di aver cancellato totalmente le differenze tra i sessi non portando a una vera uguaglianza ma piuttosto all’alienazione della donna. Il pensiero risponde che la donna non ha una natura specifica differente dall’uomo, considerato fino a quel momento il modello assoluto del genere umano.Ritenevano che quella femminile fosse un’espressione culturale inferiore/differente dovuta alla condizione di oppressione della donna, destinata a scomparire per mezzo della sua emancipazione. Il manifesto principale di questo movimento è l’opera di Simone De Beauvoir Il Secondo Sesso da cui deriva la famosa citazione “donne non si nasce, si diventa”.
-differenzialismo femminista (la donna è diversa, ha una sua autonomia da valorizzare): per questo pensiero, partendo da un’analisi della condizione storica, culturale, sociale ed economica della donna, il femminile si trova chiuso entro parametri elaborati dalla società patriarcale, così come la sessualità femminile è definita ed interpretata a partire da quella maschile. Il personaggio principale di questa linea di pensiero è Luce Irigaray, filosofa e psicanalista, la quale ritiene che né l’uomo né la donna rappresentano la totalità della natura, e rivolge critiche alla psicanalisi, la quale ha avuto il limite di non considerare nella sua autonomia lo sviluppo psicosessuale femminile, interessandosi solo a quello maschile e facendo dipendere tutto da esso. Luce ritiene che la psicanalisi dovesse prendere in considerazione l’autonomia dello sviluppo psicosessuale femminile, creando quindi una doppia dialettica specificatamente femminile che tenesse conto della donna e della sua natura.
Purtroppo non posso descrivere tutte le teorie di Irigaray, le sue critiche a Freud opponendogli le proprie teorie psicanalitiche completamente differenti, come non posso farlo ora con Simone de Beauvoir, perché verrebbe un post troppo lungo e sicuramente noioso.
Questo intervento l’ho scritto per far conoscere a tutte/i che non c’è stato solo il grande Freud a teorizzare uno sviluppo psicosessuale femminile pure in modo totalmente errato ( e altamente controproducente per noi donne vista la sua notorietà), ma a seguito delle sue teorie si sono mobilitate molte psicologhe femministe per sostenere e difendere ciò che per Freud era un argomento da sottovalutare e quindi da tenere poco in considerazione. Insomma, se da una parte Freud ha contribuito come anche altri grandi teorici e filosofi della storia a sminuire la vita della donna, ci sono state altrettante donne (meno famose e non considerate!) che hanno difeso la nostra dignità.
Sicuramente riprenderò le teorie di Luce Irigaray, e comincerò un argomento nuovo tutto per Simone De Beauvoir, analizzando in vari interventi parti del suo libro commentandolo coi miei pnsieri e cercando di riportare i suoi valori ai giorni nostri.


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