Poi è arrivato l'Uno e abbiamo cominciato a perdere colpi ed edizioni, anche perché, nel frattempo il bio-equo-social, esplodeva in tutte le sue forme e di fiere su questo settore se ne vedevano da tutte le parti.
Poi è arrivato il Due, e ciao ciao BioFera. Fino a sabato, quando siamo stati invitati a tornarci, e noi felici abbiamo accettato di buon grado.
Il bello di questa fiera è che è varia. C'è pane, formaggi delle valli, scarpe in pelle, giocattoli in legno, creme per il viso, tamburi, persino abbiamo visto, finalmente, com'è fatto un acciarino e il ragazzo che li vendeva (!!) ci ha fatto vedere come si accende un fuoco partendo da pietre e ferro.
I personaggi che espongono sono i più vari. Dal ragazzo rasta che fa la ceramica Raku (sì, la zuccheriera l'ho comprata...), al monaco piemontes-tibetano che suona il gong nel battistero (io ve lo consiglio, un'esperienza veramente forte), al vecchietto bergamasco con la barba fino alla pancia che intaglia gnomi nei tronchi. In effetti ridurla al bio è svilirla.
Abbiamo anche provato l'ebbrezza di salire su una giostra a pedali! Il papà era così contento di questa giostra....
Abbiamo fatto il dentifricio con l'argilla che basta per i prossimi vent'anni....
Abbiamo comprato la casetta per i pipistrelli per la nostra nuova casa...
... e ci hanno regalato quella per le coccinelle, da mettere sul davanzale...
E' stato bello. Non c'è un clima da quanto siamo belli e bravi. C'è un clima disteso, in fondo siamo in mezzo ai monti, quelli di Leonardo, quelli che ti aprono il cuore. Forse un po' di supponenza, quella sì. La supponenza di chi dice, hai visto? E' da vent'anni che lo dico!! Questa è la strada. Io ci credo.