In ogni famiglia, questo evento era festeggiato con questo dolce cotto sulla farsura, padella, con lo strutto conservato nella vessiga, vescica, del mascio, maiale e non mancavano certo le battute spiritose come:
“Le frìtoe ze come le done:
se non le ze calde e rotondete,
non le ze bone”
INGREDIENTI
500 g di fior di farina – 2 bicchieri di latte – 2 uova – 130 g di uva sultanina – 50 g di cedrini canditi
- 50 g di pinoli – 100 g di zucchero – 20 g di lievito di birra – ½ bicchiere di grappa – La scorza grattugiata di un arancio – 1 bustina di vanillina – Sale q.b. – Abbondante olio di girasole – Zucchero a velo
PREPARAZIONE
1 Lavo l’uvetta e la lascio in ammollo in un po’ di grappa per circa mezz’ora.
2 Verso la farina in una scodella e incorporo un po’ di latte, le uova e lo zucchero, facendone un impasto abbastanza tenero.
3 Unisco poco sale, il lievito sciolto in un po’ di acqua tiepida, l’uvetta scolata e asciugata, i cedrini canditi.
4 Rimescolo con molta cura il composto in modo che tutti gli ingredienti si distribuiscano molto bene e che non si formino delle bollicine di aria sulla superficie.
5 Metto quinti l’impasto in un luogo tiepido e lo lascio lievitare al riparo di correnti d’aria per un paio di ore.
6 Dopo la lievitazione mescolo ancora ed aggiungo latte se l’impasto dovesse risultare poco fluido.
7 Quindi a piccole cucchiaiate verso il composto in abbondante olio bollente e friggo.
8 Metto le frìtoe su una carta assorbente per togliere loro l’olio in eccesso e le servo dopo averle ben spolverate con lo zucchero a velo.