Favola nel senso più tradizionale del termine, Frozen ripropone quei ruoli archetipici che bambini e adulti riconoscono nel genere letterario più popolare: personaggi e ruoli potrebbero essere riportati nei più tradizionali schemi di narratologia senza una sola infrazione. Parimenti, la soluzione filmica della Disney - che punta ancora una volta sulla modalità musical - non lascia scampo, né equivoci: i sentimenti sono espressi dalle canzoni, le interazioni dai dialoghi, con un corposissimo intervento di personaggi fantastici (l'adorabile alce e il buffissimo pupazzo di neve), il tutto all'insegna di un conformismo che non sorprende nessuno, ma contribuisce alla firma produttiva.
Sul piano dell'animazione stretta, io non apprezzo l'insistenza con la quale ormai i personaggi hanno un incarnato plastico e decisamente finto, sono tutti bambole più o meno ben fatte, con qualche rarissima eccezione (che invece tende al peluche). Mi disturbano un po' quest'aspetto un po' troppo materiale e insieme finto dei personaggi e i colori troppo metallici (tipo carrozzerie di automobili), ma questo deve essere un segno generazionale su cui non insisto. Ciò che invece a mio avviso val la pena sottolineare è l'animazione vera e propria dei movimenti, con gesti precisissimi e fluidi, davvero fuori del comune, che rendono giustizia da un lato all'impegno produttivo, dall'altro all'umanità che sta dietro una favola di ogni tempo e per tutti.