Più frutta per tutti. Ciliegie a Trastevere e invitanti capperi sull’isola Tiberina: la Capitale diventa un frutteto a cielo aperto e dopo il felice esperimento degli orti urbani ecco l’iniziativa altamente vitaminica della ‘Frutta urbana’.
Presentato in occasione del Festival del Verde e del Paesaggio al Parco della Musica, il progetto -ideato da Linaria, organizzazione non profit per la bio diversità- prevede la mappatura di tutti i parchi e giardini in cui sono coltivate le piante da frutto e segue la raccolta e la distribuzione dei prodotti.
Tre gli obiettivi principali
Ambientale – per sottolineare anche il valore ecologico e paesaggistico dei frutteti in ambito urbano, per diffondere e salvaguardare la biodiversità del nostro territorio, recuperare frutti antichi, creare di nuove aree verdi a bassa manutenzione, ma con un importante ruolo nell’ecosistema urbano.
Sociale – per vedere frutta e frutteti come una risorsa importante per la comunità, per reintrodurre saperi agronomici, botanici, gastronomici, di educazione alimentare e di condivisione.
I PRO “Ogni anno ci sono tonnellate di frutta che cadono a terra e marciscono, e vanno così perse, oltre a creare problemi di pulizia e manutenzione. Per questo abbiamo iniziato a creare una mappatura degli alberi che crescono in città, grazie alle indicazioni degli stessi cittadini, che ci consente di sapere dove e quando raccogliere la frutta, che viene distribuita o usata per realizzare marmellate, sciroppi e succhi” fanno sapere dall’organizzazione.
I CONTRO L’aria delle città non è proprio così pulita come quella delle campagne. Alessandra De Santis, responsabile ortofrutta della Cia, all'Adnkronos esprime qualche perplessità: ''Non è così scontato che la frutta urbana non sia contaminata da sostanze chimiche''. E' vero che la frutta che cresce in città non è trattata chimicamente con fertilizzanti o pesticidi, ''ma è anche vero che in alcuni parchi spesso si fanno dei trattamenti come ad esempio le disinfestazioni. Senza contare l'elevato contributo dello smog''. Ma nelle aree periferiche''la frutta urbana può, invece, rappresentare un incentivo a recuperare terreni e a piantare a favore dell'ambiente''.
Su questo tema fondamentali i chiarimenti dei Michela Pasquali, architetto e paesaggista dell’organizzazione Linaria: "La frutta che cresce in città è esposta all'inquinamento atmosferico, fatto soprattutto di metalli pesanti; questi però non vengono assorbiti dalle radici bensì si appoggiano sulla frutta, che quindi basterà lavare accuratamente prima di mangiare. In questo modo - conclude la Pasquali - sarà perfino più buona di quella che comunemente acquistiamo al supermercato che invece è stata trattata chimicamente. Il laboratorio della Camera di Commercio sta facendo le analisi della frutta che raccogliamo e prossimamente anche l'Università della Tuscia di Viterbo sarà al nostro fianco per certificare la sanità delle piante e dei prodotti".