Ieri sera ho finito di leggere I ferri del mestiere, manuale involontario di scrittura creativa.
L’ultima frase mi ha commossa, avevo i lacrimoni agli occhi, una cosa imbarazzante. Vai a spiegare al tuo fidanzato che ti guarda un po’ strano che ti viene da piangere per un manuale di scrittura.
Il fatto è che durante la lettura ho provato un circolo ripetitivo di sentimenti: ammirazione, invidia, sprone a far meglio, a tentare anche se non sarò mai all’altezza, di nuovo ammirazione, invidia, puro godimento.
Poi, verso la fine, la mia attenzione si è concentrata sulla coppia Fruttero&Lucentini. Questi due personaggi erano amici, lavoravano insieme, scrivevano insieme. Certamente hanno avuto la possibilità, rarissima, di condividere l’uno con l’altro buona parte del proprio vissuto.
I ferri del mestiere, però, è una raccolta di pezzi pubblicata dopo la morte di Lucentini. E finisce proprio così, con un vecchio Lucentini a cui Fruttero augura una serena traversata.
Da questo testo c’è molto da imparare, scrittura o non scrittura.
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