Fu vera (contro)informazione?

Creato il 28 febbraio 2013 da Catreporter79

Tra i tanti miti sull’informazione, spopola e prospera quello che vorrebbe la (contro)informazione e le sue varianti come oasi di onestà deontologica, libero scambio di idee e proposte e volano per l’estro speculativo più genuino. Nulla di più falso e ingannevole. Sarà infatti sufficiente assumere a paradigma alcune delle bufale cui i social network stanno facendo da cassa di risonanza negli ultimi anni, per rendersene conto. Prendiamo la panzana della Grecia in balìa di scontri e violenze e con i supermercati assaltati; in questo caso, la controinformazione fa ricorso ad alcuni degli strumenti tipici dell’informazione “ufficiale”, generalmente bollata e snobbata come asservita. Eccone alcuni: propaganda di tipo “grigio”. Si parte da una verità di fondo (la crisi economica greca e gli scontri del 2010) per ricamare una facile trama ad uso e consumo delle menti più pigre e suggestionabili. Il motivo? Creare un grimaldello per scardinare la credibilità dell’UE e di Paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra e l’Italia. Ecco allora che si passa alla fruizione del “capro espiatorio” (le grandi potenze e l’eurozona), del “senso comune” (linguaggio familiare per esprimere concetti familiari, in modo da far credere allo spettatore-lettore che le posizioni del propagandista siano le stesse dell’uomo comune e del comune sentire), e dell’enfatizzazione della paura (precipitare nell’anarchia e nella violenza a causa dei sopracitati capri espiatori). Come si può facilmente osservare, i virtuosi dell’informazione “libera” non sono differenti, nella sostanza e nella morale, dalle agenzie di comunicazione assunte dalla NATO durante le operazioni di guerra o dagli “embedded”, i cronisti “incastonati”, inquadrati nei conflitti per dire quello che l’occidente e le multinazionali petrolifere di turno desiderano.



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