L’allarme in corso è uno dei potenziali pericoli che si possono correre quando si lavora nella ISS, perché l’ammoniaca è ampiamente utilizzata per il raffreddamento dei sistemi ambientali nei moduli della stazione ed è un gas tossico se inalato. La paura deve essere stata tanta considerato che si trovano su un veicolo spaziale a 400 chilometri dalla Terra, ma da subito sono state attivate le misure di sicurezza previste in questi casi.
L’equipaggio, come previsto da procedura, ha chiuso il portello di collegamento fra il modulo internazionale della stazione e quello russo, che non userebbe l’ammoniaca nel sistema di raffreddamento, nel quale gli astronauti si sono isolati dopo aver indossato le maschere anti-gas nel trasferimento .
L’equipaggio e i team di controllo di Mosca e Houston stanno azzerando l’energia della parte internazionale per avviare le fasi di controllo e metterla in sicurezza. Dai primi dati raccolti sembra che la perdita sia stata confermata dall’innalzamento della pressione ambientale interna della base spaziale e sia stata localizzata nel circuito B del Nodo 2 mentre nel settore Russo, dove non si usa ammoniaca. L’aria è pulita e gli astronauti non hanno più bisogno di indossare le maschere.
Solo in un secondo momento la NASA ha ammesso l’attivazione delle procedure di emergenza, anche se ritiene possa trattarsi di un falso allarme dovuto ad un bug del sistema computerizzato. Un’ipotesi fatta propria anche dall’ESA.
L’equipaggio ha messo in pratica quello che, come si legge nel diario di bordo di Samantha, ha dovuto imparare durante i mesi di addestramento. La prima astronauta italiana a lavorare sulla Stazione spaziale aveva scritto: «Visto che l’ammoniaca è altamente tossica, la prima azione è indossare una maschera a ossigeno. Lungo tutta la ISS abbiamo almeno una maschera, spesso due, in ogni modulo, pronta per essere utilizzata. Le maschere del segmento USA hanno un piccolo serbatoio contenente una riserva di 7 minuti di ossigeno. Potrebbe non sembrare molto, ma queste maschere vengono usate solo per la risposta iniziale». Si legge ancora: «Più che un incendio e la depressurizzazione, lo scenario che richiede una risposta immediata senza scherzi è una perdita di ammoniaca in cabina. Tutto l’equipaggiamento che abbiamo a bordo genera molto calore, di cui dobbiamo liberarci in qualche modo. Ecco perché abbiamo condutture di raffreddamento che corrono lungo tutta la Stazione. In alcune di esse c’è proprio ammoniaca».
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Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni