Fuga di cervelli

Creato il 29 dicembre 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Dopo i cinepanettoni, il nulla!

Se mettete insieme un comico (Paolo Ruffini, dietro la macchina da presa) e 4 youtubers, che scimmiottano una pellicola di successo spagnola, avrete Fuga di cervelli (2013), un film che appare desolante e privo di uno scopo, se non quello di ripetere ossessivamente «sto cazzo» e tentare un colpo di coda finale, nel quale vincono i buoni sentimenti e la sincerità.

Cinque giovani italiani si recano a Oxford per aiutare l’amico Emilio nella conquista di Nadia, della quale è innamorato da decenni. Il risultato: un disastro!

La faccia ebete e stralunata di Frank Matano racconta l’intero film. Difatti Fuga di cervelli è una pellicola che prova a instillare nel cinema italiano il genere college movie senza riuscirci, facendo rimpiangere le demenziali commedie americane, che non si prefiggono nessun obiettivo se non quello di ostentare sesso, droghe e idiozia. Ruffini (al suo esordio cinematografico, del quale non se ne sentiva la mancanza) riprende vicende e personaggi di Fuga de cerebros (2009) e chiama a raccolta amici (della cerchia Colorado Cafè) e conoscenti per mettere in scena un film che cita (malamente), ricalca e ricopia un genere che non ci appartiene. E mentre i cinque sfigati (Lebowski, uno spacciatore etico e asociale, Frank, un amante del nonsense, Alonso «se mi stringi la mano sei uno stronzo», un paralitico ossessionato dal sesso, Emilio e Alfredo, un cieco che non riesce ad ammetterlo a se stesso) fanno tappa a Oxford (con i curricula contraffatti), lo spettatore sprofonda nella poltrona e assiste a una sequela infinita di battute, che non fanno ridere, e situazioni idiote, più che paradossali.

Purtroppo Fuga di cervelli non mostra uno straccio di sceneggiatura, non è un film che sta in piedi da solo. Difatti si appoggia (maldestramente) ai capostipiti Animal House (National Lampoon’s Animal House, 1978) e American Pie (1999), senza però possederne l’humour scanzonato, liberatorio e d’intrattenimento. Il risultato è un film che appiattisce l’intelletto del pubblico seduto in sala, che da anni ormai sopporta una comicità becera, che evita di far riflettere e sfodera una volgarità gratuita che non ha uno scopo. Dopo aver assistito ai siparietti comici (?) del duo Mandelli-Biggio (fenomeno che ha cominciato a estinguersi già al secondo prodotto filmico), lo spettatore si ritrova di fronte a una commedia di serie B che procede a tentoni e che cerca di aggrapparsi saldamente a una variazione sul tema (quella buonista) che c’è, ma non soddisfa.

Fuga di cervelli è un pessimo prodotto che infastidisce e perde di mordente progressivamente. Un’ulteriore nota stonata nel panorama della commedia italiana, che ultimamente si sorregge a malapena su sparuti prodotti, che fondono comicità, intelligenza e dramma, senza mai sbrodolare fuori tema. Nota a margine: se dopo aver ascoltato la battuta di Frank Matano «anche dalla monnezza nascono i fiori» sentirete qualche timido applauso, siete autorizzati a mettervi le mani nei capelli. In realtà è la frase di una canzone di De Andrè travisata.

Uscita al cinema: 21 novembre 2013

Voto: *


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