Quando ho iniziato a utilizzare il digitale, e fanno 10 anni tondi proprio questo dicembre, sembrava una vera rivoluzione. Mi ci è voluto poco a comprendere che di fatto, dal punto di vista strettamente fotografico cambiava poco, e che solo dopo aver scattato le cose cambiavano davvero. Fatto sta che da quel momento (come molti) ho appeso la fotocamera a pellicola al chiodo, e me ne sono dimenticato. Mi ci è voluto tempo per capire che la pellicola e le tecniche legate alla chimica avevano ancora molto da dire, anche in piena era elettronica. Forse dovremmo pensare a queste tecnologie come strumenti non interscambiabili, ma complementari. Ci sono cose che si possono fare solo in analogico (o che con questo mezzo vengono meglio, come la fotografia stenopeica), altre che richiedono necessariamente il ricorso al digitale (pensiamo allo stitching di panorami, all'HDR, ai QTVR, ecc.), ma di certo miscelando le due cose, si ottengono risultati ancora più interessanti.
La tecnica ibrida parte da cose molto semplici, come la scansione di un negativo o una diapositiva per creare un file da sistemare in Photoshop (in fondo l'era digitale è iniziata così, prima che uscissero fotocamere digitali in grado di fare foto "serie"), ma può anche spingersi oltre. Un negativo bianco e nero può essere scansito e il file può dunque essere stampato su una pellicola trasparente, per essere a sua volta utilizzato come negativo per una cianotipia o una gomma bicromata. Dove inizia e dove finisce il digitale o l'analogico? Sono inestricabilmente connessi, e insieme danno come risultato una foto unica, che un tempo avrebbe richiesto una grande mole di lavoro, ma che comunque non tradisce la filosofia di fondo. Forse, chissà, una nuova rivoluzione è alle porte...