Fumetto popolare da edicola, fumetto d'autore, graphic novel. Vari inutili modi per definire un linguaggio, quello del fumetto, ancora oggi ingiustamente sottovalutato rispetto ad altri media come la letteratura e il cinema.In italia, poi, la situazione risulta a dir poco drammatica. Eppure, come molti non sanno, il fumetto made in italy grazie a case editrici come la Sergio Bonelli Editore, rappresenta una delle più grosse realtà a livello mondiale. Una realtà che permette al lettore appassionato, di spendere cifre ridicole portandosi a casa opere di qualità.
Per tutti coloro che invece continuano a rimanere accecati dal pregiudizio, non restano che le librerie con le loro edizioni extra lusso dai prezzi elevatissimi, per letture destinate a diventare occasionali.
Tutto questo, se da un lato fornisce al fumetto maggiore prestigioso agli occhi dei così detti intellettuali, dall'altro va a minare una delle grandi peculiarità proprie della nona arte come la possibilità di rendere l'esperienza di lettura più varia. In altre parole il fumetto rispetto alla letteratura permetterebbe di leggere, a parità di tempo, una quantità decisamente superiore di storie (di qualità, si spera), spaziando velocemente da un genere all'altro.
Insomma, sfido qualunque appassionato di fumetti a vivere di sole graphic novel ed è per questo che l'edicola rimane ancora un posto meraviglioso dove acquistare del buon fumetto senza dover ipotecare casa (per la seconda volta).
Il mercato sta cambiando e le case editrici si fanno in quattro per far fronte ai gusti mutevoli dei sempre più esigenti palati dei lettori.
Il fumetto ha un potenziale enorme, va solo sfruttato al meglio e a volte certe formule editoriali sono così geniali e super collaudate che basta qualche aggiustatina, qua e là, per creare qualcosa di nuovo e stimolante senza rischiare troppo.
E qui mi riferisco alla collana "Le Storie", edita dalla Sergio Bonelli editore, dove ogni mese vengono pubblicati albi autoconclusivi, firmati da grandi autori italiani e dove il concetto di serialità sparisce totalmente.
In questa recensione mi soffermerò sul n.5, intitolato "Il lato oscuro della Luna", Sceneggiato da Alessandro Bilotta e disegnato da Matteo Mosca.
SOGGETTO E SCENEGGIATURA
1963 : Lloyd Clark è un astronauta a bordo della Selene 7, una piccola navicella diretta verso l'orbita lunare per scopi scientifici.
Tutto sembra filare liscio finché la scomparsa improvvisa degli altri due membri dell'equipaggio coincide con l'arrivo della notizia della morte del presidente degli Stati Uniti, John Kennedy, brutalmente assassinato.
Da questo momento il protagonista cade in un vortice dove realtà, finzione, presente e passato sembrano mescolarsi continuamente.
Il soggetto, forse, pecca di originalità mentre molte scene del passato di Lloyd risultano un po' stereotipate.
La sceneggiatura, tuttavia, è costruita con una tale maestria da andare a colmare qualsiasi lacuna.
Le pagine e i dialoghi volano via letteralmente. Ci si commuove, si soffre di malinconia, si prova persino un po' di inquietudine mista a paura. In altre parole sembra di essere direttamente dentro il protagonista.
A dispetto di un intreccio obiettivamente scarno, Bilotta riesce pagina dopo pagina a seminare vari spunti di riflessione per una vicenda che assume via via sempre più chiavi di lettura .
Sceneggiature come queste sono uno schiaffo in pieno volto per tutti quelli che si ostinano a distinguere il fumetto popolare da quello d'autore.
Qui siamo di fronte ad un opera di cui, ne sono sicuro, sentiremo ancora parlare in futuro.
DISEGNI
A supportare il meraviglioso lavoro di Bilotta troviamo l'esordio (da urlo), in casa Bonelli, di Matteo Mosca. In questo albo Mosca riesce a rendere perfettamente l'atmosfera della storia con un tratto leggibilissimo ma allo stesso tempo particolareggiato ed esteticamente appagante.Fondali curati ed espressioni facciali di un'intensità unica vanno a completare un lavoro, a mio avviso, eccelso. Non vedo l'ora di vederlo all'opera su qualche altra serie.
COPERTINA
Non sono un grande amante delle copertine dalla colorazione in stile, per così dire, pittorico. Le precedenti di Aldo Di Gennaro non mi avevano entusiasmato un granché pur essendo, comunque, di buona fattura. Quella di questo n.5 è così evocativa e ben realizzata da valere da sola l'acquisto dell'albo.