Alle volte ho una strana fantasia.
No, non una fantasia sessuale, che avete pensato? Sporcaccioni! D’altronde quelle le ho sempre!
Piuttosto una più macabra.
Penso al mio funerale. A come debba essere…bello.
Ecco, sì, bello è proprio il termine adatto. Il funerale è l’ultima funzione sociale alla quale siamo chiamati ad assolvere, il riconoscimento di essere esistiti agli occhi degli altri, la smentita di ogni superindividualismo, la conferma che senza una comunità in grado di celebrare la dipartita, probabilmente non partiremmo mai.
Certo, forse è la più egocentrica delle fantasie.
Cazzo, per un giorno sono al centro indiscutibile della scena, per l’ultima volta.
Immagino che me ne starei in disparte appoggiato a una colonna mentre portano il feretro sulle spalle. E penserei “Cacchio, dovevo pesare tanto!” Me ne starei in un angolo a fumare, ridendo, libero da ogni pensiero e da ogni preoccupazione, per sempre.
Poi studierei ogni volto, ogni lacrima, e ogni sorriso. Le parole no, penso che quelle le lascerei via, consapevole che non mi servono più. Vedrei chi è venuto e chi no.
Ma anche, perché no, vedere chi dice cosa. Oddio direbbero tutti belle cose immagino, non fosse altro per convenienza.
Soltanto di pochi sguardi non avrò bisogno di smentite o di conferme, e quelle sono le persone che amavo. Ma chiudiamo subito la parentesi sdolcinata.
Tutte queste persone che piangono per te, anche contemporaneamente.
C’è di che soddisfare un ego molto grande.
Indubbiamente, quando morirò voglio un posto in prima fila, e anche una registrazione in blu-ray e in 3D.
Vado a preparare gli inviti e a scaldare un po’ di pop corn.