Tantissima gente è accorsa in Piazza Grandi Eventi, a Scampia, dove avrà luogo la cerimonia funebre e molti sono i tifosi, presenti per l’ultimo saluto.
Tra loro anche Gennaro De Tommaso, il capoultrà della Curva A, detto Genny a’ Carogna che non farà mancare il proprio sostegno, come ha dimostrato, essendo tra i primi a soccorrere il giovane dopo l’aggressione a colpi di pistola da parte di Daniele De Santis. Gli ultrà del Napoli indossano una semplice maglia nera in segno di rispetto nei confronti del loro fratello scomparso.
La richiesta di giustizia da parte del legale della famiglia Esposito è stata istantanea: “Ciro è intervenuto da solo e in prima persona per soccorrere bambini e famiglie da un attacco con bombe carta a un pullman di supporter napoletani. Bisogna fare giustizia”.
Non è possibile che un tifoso che voleva passare una serata di gioia tifando per la propria squadra, perda la vita. “La morte di Ciro Esposito è qualcosa di drammatico, ingiustificabile, terribile. Non ha senso. Questo non dovrà succedere mai più, mai”: così scrive sul suo sito internet l’allenatore del Napoli Rafa Benitez, commentando la morte del giovane tifoso napoletano.
È ora che il mondo del calcio e soprattutto le istituzioni si attivino per riconoscere maggiore tutela ai tifosi. È vero, l’istituzione del tessera del tifoso è stata creata per garantire un maggiore standard di sicurezza in occasione dello svolgimento degli incontri di calcio e soprattutto per una decisa regressione dei fenomeni di violenza. L’obiettivo è stato quello di favorire una più diffusa partecipazione all’evento sportivo da parte di famiglie e bambini, ovvero, di un maggior numero di spettatori e in assoluta sicurezza. C’è da dire che però, questo intervento non ha posto ancora la parola fine agli episodi di violenza e il funerale del giovane Ciro Esposito lo dimostra.
Cosa fare allora? Sarebbe conveniente allargare lo sguardo alla Gran Bretagna, che ha puntato sulla responsabilizzazione delle società tanto che ha affidato loro la sorveglianza all’interno degli impianti. Stewards privati pagati direttamente dai club sono in collegamento via radio con la polizia che rimane presente solo all’esterno degli stadi. Oggi le forze dell’ordine inglesi hanno la facoltà di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale. Il modello anglosassone è stato in parte recepito dalla Germania che, negli ultimi anni, ha ristrutturato gli impianti sportivi togliendo le barriere tra campo e tribune. Oltre alle telecamere esistono poi delle apposite sale con monitor controllati dalla polizia. Anche in questo caso si ricorre al supporto degli stewards pagati dai club.
In Italia, purtroppo, c’è l’assenza di un obbligo di attivazione a carico della società calcistiche per risolvere questi problemi e non si può di certo pensare che possano provvedere all’adeguamento degli impianti gli enti pubblici territoriali che ne sono proprietari, soprattutto in tempi di restrizione delle risorse e pur di fronte all’urgenza di intervenire.
Il tema è scottante ed è stato affrontato con estrema benevolenza a favore dei clubs calcistici: è tempo che dimostrino maggior interesse ad investire nelle strutture e nella sicurezza, invece di dilapidare i loro patrimoni in folli spese sul mercato del calcio e negli ingaggi dei loro calciatori.