Funerali di un boia

Creato il 17 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Genny Sangiovanni vedi altri articoli 17 ottobre 2013 11:22

Il nazismo, il fascismo, il razzismo e le guerre per lo squallido tentativo di dimostrare una supposta supremazia di una “razza” o di un gruppo (religioso, politico, ecc) sono quanto di più triste ed infame si possa concepire come azione di massa.

Qualche giorno fa è morto Priebke, un militare tedesco prima e salumiere argentino poi, capitano delle SS in Italia ma soprattutto pianificatore ed esecutore dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Cento anni e neppure un giorno speso per chiedere scusa.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale è riuscito a fuggire da un campo di prigionia a Rimini e, grazie a dei documenti falsi, è riuscito a rifarsi una vita a Bariloche, nell’Argentina che ha accolto tanti altri nazisti, scampando ai processi per crimini di guerra per molti anni.

Solo nel 1994, un giorno di Marzo, una squadra dell’emittente statunitense ABC comincia a cercarlo, quasi per caso, e quando dopo un paio di mesi lo trovano, alla domanda se fosse veramente Erich Priebke lui risponde candidamente “Si”. Si lascia intervistare raccontando la sua versione dell’eccidio, si giustifica come mero esecutore degli ordini del capo della Gestapo in Italia, Herbert Kappler (anche lui fuggito da un ospedale militare anni dopo la condanna), e quindi non si ritiene colpevole. Le vittime della strage, a suo parere, erano tutte terroristi.

Lo Stato italiano emana una richiesta di estradizione a quello argentino e Priebke viene rinchiuso a Roma nel carcere di Forte Boccea imputato di “concorso in violenza con omicidio continuato in danno ai cittadini italiani” per l’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 Marzo 1944. Condannato dalla Corte di Cassazione a 15 anni, ridotti a 10 per motivi di età e salute, e dalla Corte d’appello militare all’ergastolo, ha invece scontato la detenzione domiciliare per la sua avanzata età. Gli ultimi 18 anni li ha passati tra la casa, il lavoro presso il suo avvocato (dopo essergli stata concesso il permesso per lavorare nel 2007) e passeggiate per fare la spesa, andare a messa ed in farmacia (dal 2009). Fino alla sua morte: 11 Ottobre 2013.

Il 24 Marzo 1944 sono stati fucilati alla nuca 335 civili e militari italiani come rappresaglia per un attacco partigiano contro le truppe naziste che occupavano Roma (avvenuto il giorno prima) che aveva causato la morte di 32 tedeschi.

Il 24 Marzo 1944 non sono state uccise nell’eccidio solo prigionieri di guerra o condannati a morte (non che sarebbe stato più giustificabile), ma, nella fretta della punizione e nell’esigenza di raggiungere il numero necessario di vittime, sono state scelte anche persone condannate (o in attesa di processo) per reati non di natura politica. Il numero necessario era 320 mantenendo un rapporto di 10:1 tra italiani e tedeschi, ma si è arrivati a 335 aggiungendo 15 persone alla fine (nel frattempo era morto un tedesco a Roma e Kappler decise di ucciderne altri 10, gli altri 5 sono stati giustiziati perché nella fretta erano state arrestate 5 persone in più).

Non risultano agli atti indagini serie per determinare i responsabili dell’attacco alla truppa tedesca né è stata data notizia della rappresaglia contro la popolazione romana (solo ad ordine eseguito è stata data la notizia da il Messaggero): 23 ore dopo l’attacco partigiano in cui sono stati uccisi 32 tedeschi, 335 italiani erano già stati fucilati alle Fosse Ardeatine.

Che ci siano gruppi neofascisti in giro per l’Italia e l’Europa è una triste realtà che le istituzioni non affrontano con le dovute forze – perché il fascismo non è un’ideologia che si può lasciare “al caso” concedendo libertà di espressione (politica) senza interventi mirati alla chiusura di tali associazioni; ma che ci siano gruppi di neofascisti, dunque patriottici, che al funerale di un uomo che ha partecipato all’uccisione a sangue freddo (senza mai scusarsi) di 335 italiani e che alzano il braccio in saluto romano è un gesto degno dell’ideologia a cui appartengono, una squallida subcultura dell’ignobile che mostra anche incoerenza rispetto ai loro “valori”.

 Fonte: Repubblica

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