E' nella sede del Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria,dopo l'incendio doloso della notte scorsa ed insieme ad altri ragazzi sta cercando di mettere in salvo quello che rimane della collezione di centinaia di strumenti raccolti in anni e anni di sacrifici da Demetrio Spagna.
Il Museo, senza alcun contributo pubblico, era diventato un centro di aggregazione sociale, un punto di riferimento culturale in grado di raccogliere suoni, voci, culture del Mediterraneo.
La rabbia si unisce agli interrogativi: "Perchè bruciare un museo??", "Cosa bruceranno ancora? Gli uomini???!". A Reggio, nell'ultimo anno il fuoco, appiccato da mani criminali, ha bruciato il centro sociale "Cartella", la chiesa ortodossa e ora anche questo museo, ferite sanguinanti di una città ormai piegata al suo destino sempre più cupo.
Paradossalmente di fronte ad una presenza massiccia dello "stato", polizia, carabinieri, militari e giudici, quello che manca in questo scontro con la ndrangheta è proprio la società civile, rintanata spesso in piccoli orticelli e non in grado di fare rete, collaborare, scendere in piazza.
Una città il cui consiglio comunale è stato sciolto per mafia e l'intervento dei tre commissari prefettizi non ha sortito nulla, anzi in molti casi ha prolungato l'inerzia di una collettività rassegnata.
Abbiamo toccato il fondo? Speriamo, così non ci rimangono che due strade: o sedersi e soffocare, o risalire e respirare, spetta a noi scegliere.