FUORI CAMPO: intervista a LRNZ

Creato il 12 aprile 2013 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

FUORI CAMPO - Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

LRNZ (Lorenzo Ceccotti) vive e lavora a Roma come illustratore. http://www.lrnz.it/

Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Vengo da molte esperienze diverse, con la visualizzazione come unica orbita definita. La sintesi di immagini attraverso un processo progettuale. Il disegno applicato alla narrazione sequenziale, all’animazione, alla grafica, ai videogiochi, alla progettazione. Direi che, se non si verificheranno particolari sconvolgimenti nell’universo, dovrei mantenere questo itinerario. Se dovessi definire questa orbita in “stazioni” direi che ora sono fermo nel fumetto, e con una lunga pausa prevista. Ma è chiaro che il mio destino è ripartire, le soste non sono consentite dalla voglia di cambiare tutto ogni volta, che è un po’ il mio stimolo maggiore e la mia debolezza più grande. Sono geneticamente votato affettivamente, filosoficamente, militarmente, sportivamente, faziosamente ai SUPERAMICI (www.superamici.com), ovvero Tuono Pettinato, Maicol e Mirco, Ratigher e il dr.Pira. Loro sono la mia rosa dei venti per non perdere la via.

Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Disegno da sempre, davvero, non ricordo neanche un momento in cui non abbia disegnato. Il mondo dell’illustrazione, se per questo intendiamo l’intero sistema che si è costruito negli anni grazie alla collaborazione di industrie o artisti che avevano bisogno della visualizzazione per immagine delle loro opere (dai libri ai film a oggetti veri e propri), è qualcosa di sostanzialmente distante da me. Sono fuori da qualunque giro ufficiale (case editrici, festival, simposi), mi reputo un parvenue in materia. Tutti i miei lavori di illustrazione sono nati da collaborazioni spontanee, assolutamente endemiche, non per il mio inserimento in uno specifico network di addetti al disegno applicato. Per me è ancora disegno, che trova una casa in ambienti dove ancora non c’è traccia appunto del disegno o della progettazione. Esplorare, andare a conquistare territori selvaggi. Amare una etichetta discografica e finire per dare immagine alla musica è, ad esempio, quello che intendo per una collaborazione “fuori dal giro”. Sognare a occhi aperti uno scenario originale per un film, o un racconto. Instillare visioni nuove dove non c’è nulla, distruggere per ricostruire pazientemente. Spesso nessuno sa che cosa faccia esattamente proprio perché è un itinerario molto difficile da seguire, c’è chi ne conosce una parte, chi un’altra. Quando coloro che apprezzano il mio lavoro da anni scoprono un altro aspetto delle mie attività rimangono perplessi di fronte a un’inconsistenza così ramificata.

Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Con estrema umiltà. Creare tutta la documentazione possibile. Motivare ogni scelta creativa. Consentire che il lavoro venga sottoposto a critiche e discutere sempre molto per verificare la solidità effettiva  delle proposte. Cercare  il massimo coinvolgimento del committente per garantire un risultato che sia il più possibile condiviso. Non usare mai, se possibile, riferimenti diretti, evitando nettamente soluzioni omologate e sbrigative. Cercare di non costruire mai un’immagine partendo da un’immagine, bandire gli stereotipi e sfruttare gli archetipi. Distruggere per ricostruire pazientemente, come dicevo sopra, e mi riferisco anche al mio lavoro: impossibile copiare qualcun altro quando non puoi nemmeno ripeterti.

Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Anche troppi. Nell’illustrazione sicuramente Mead, Moebius, McCay, Miyazaki, Otomo, Takamichi, Bengus, Muller Brockmann, Kolo Moser, Akiman, Murata, Ruas, Jean, Tomer e Asaf Hanuka, Bisley, Corben, Liberatore, Pazienza, Samura, Urasawa, Takato, Zouravliov, Matsumoto, Tezuka. Scott McCloud è forse quello che ha sistematicamente invaso il mio modo di ragionare su un’immagine. Se mi fermo a pensare credo che siano miliardi. Ognuno di loro ha lasciato un segno indelebile nel mio modo di vedere le cose. Ci tengo a specificare che la  questione è capire, non disegnare. Il loro modo di comprendere quello che hanno visto e disegnato è l’unica cosa che mi interessa.

C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
No, non una in particolare. Amo le cose fatte con amore. Disprezzo qualunque forma di sciatteria. Non che ci voglia molto a pensarla così, ma in Italia sorprende la pochezza degli editori, soprattutto quelli che hanno buoni mezzi a disposizione, nel proporre un libro che sia veramente ben realizzato, presentato e promosso. Sorprende soprattutto che siano sempre peggiori di qualunque autoproduzione squattrinata fatta con amore. Comunque mi pare che ci si stia muovendo in questa direzione e questo è un buon segno nel deserto industriale in cui brancoliamo.

Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
Non lo so. Se dovessi dare un consiglio a un illustratore gli direi di andare a parlare con chiunque faccia cose che si amano profondamente, italiani e non (letteratura, moda, musica, politica o altro) e impegnarsi a dare il meglio di sé. I ritorni vengono da soli, col tempo. Le opere belle, invece, vengono fuori subito se si è motivati ed è l’unica cosa che conta. Se si è artisti non conta altro, davvero: le opere sono le uniche cose che restano.

Puoi consigliarci un libro?
Capire il fumetto- L’arte invisibile di Scott McCloud.

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