E' la dura verità.
Andrebbero cambiate le leggi che considerano gli editori dei produttori alla stregua di altri. E' vero che il libro è un prodotto, ma è anche vero che è un prodotto anomalo, un serbatoio di sogni e cultura; un amico, un figlio, un amante.Un percorso che costa fatica e tante ore di lavoro. E se un romanzo è buono ha bisogno del suo tempo per emergere, non si può fare affidamento solo sul marketing, lanciare pochi autori di solito già famosi e mandare allo sbaraglio tutti gli altri. I piccoli autori devono poter avere almeno il tempo di farsi conoscere.I loro libri devono vivere. Ormai si pubblica troppo e male, si legge ancora peggio, vittime della pubblicità, le librerie hanno poco spazio, e stanno morendo le indipendenti a favore dei colossi, tutti scrivono e pochi leggono, e allora? Allora serve una collaborazione fisco,editori, librai e autori. Servono leggi nuove e non punitive per la piccola editoria e i bravi librai; insomma non so se mi sono fatta capire, magari la mia è utopia, ma l'editoria non è solo un'industria e talvolta assomiglia più all'artigianato. Si ragiona col cuore e non solo con i numeri, i libri non sono solo profitto, sono anche sogni e speranze, hanno bisogno di cura, sono creati con tempo e fatica, non possono vivere venti giorni... non costringeteci unicamente alla stampa digitale o a demand...e poi a mandarli al macero. Cari legislatori, la cultura e l'arte sono sedimenti di secoli, restituiteci il tempo.
(Federica Gnomo T.)