Molti sacerdoti si sono lasciati andare ad evangelici insulti contro i promotori del referendum e contro chi avesse votato a favore. Si è arrivati addirittura a negare la comunione e l’assoluzione a fedeli non allineati con la campagna antidivorzista della Chiesa. Tutte cose che secondo quanto riferisce oggi Deustche-Welle, hanno finito per irritare anche gli incerti e gli indecisi, svelando un volto inedito e sgradevole dietro i paramenti. Peccato che il Vaticano non abbia spedito a malta un po’ di quei vescovi emeriti così bravi a delirare indisturbati da noi.
Ma si sa che la Chiesa è capace di pentirsi. E sebbene ciò avvenga di norma dopo secoli, questa volta il ravvedimento è stato rapidissimo, anzi guarda caso è arrivato un’ora prima della chiusura delle urne: si il vescovo di Malta ha chiesto scusa in tempo perché la notizia fosse diffusa a urne ancora aperte. Del resto con i giornali on line era inevitabile che questo accadesse.
Però non è servito, il divorzio ha vinto lo stesso. Oddio, sapete, non mi parrebbe vero di sentire le scuse di Bagnasco o chi per lui del decennio di berlusconismo che anche la chiesa e le sue organizzazioni hanno ipocritamente appoggiato in tutti i modi. Ma la chiesa di Malta è piccola, quella italiana è come le banche internazionali, troppo grande per fallire, ma anche per chiedere scusa.