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Fuori Menù 10: Portogallo – il gotico, la cucina e l’inquietudine di Pessoa

Creato il 24 settembre 2013 da Wsf

In Portogallo sul filone dell’arte gotica “flamboyant ” furono inseriti elementi ornamentali di diversa provenienza (anche asiatica) . Tale stile che prende il nome dal re Manuel I ( 1495-1521) influenzò l’edificazione di  molti monumenti portoghesi in particolare nel periodo in cui il paese lusitano fu impegnato nelle scoperte di nuove terre e relativi insediamenti.
Anche se è molto difficile indicare in modo esatto i canoni di tale corrente artistica,  è anche vero che diversi monumenti a Batalha (Santa Maria da Vitoria), a Tomar , a Lisbona ( monastero “dos Jeronimos” e Torre di Belem) ecc. furono costruiti, principalmente sotto i regni di Giovanni II e Giovanni III,  con gusti estetici abbastanza simili.
Lo stile manuelino o tardo gotico portoghese, è lo stile architettonico sontuoso e composito fiorito in Portogallo nel primo decennio del XVI secolo. Esso incorpora elementi marinari come riferimento alle scoperte fatte in quegli anni dai navigatori portoghesi Vasco da Gama e Pedro Álvares Cabral. Lo stile innovativo sintetizza aspetti del tardo gotico con lo stile plateresco spagnolo ed alcuni elementi dell’architettura italiana e fiamminga.

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Mosteiro da Batalha

Funge da elemento di transizione fra il tardo gotico e lo stile rinascimentale. La costruzione di edifici pubblici, chiese e monasteri in stile manuelino venne finanziata dai commerci delle spezie fra Africa e India e l’Europa. Il nome di questo stile venne proposto da Francisco Adolfo de Varnhagen, Visconte di Porto Seguro, nel 1842, descrivendo il Monastero di Jerónimos, nel suo libro Noticia historica e descriptiva do Mosteiro de Belem, com um glossario de varios termos respectivos principalmente a architectura gothica.
Lo stile fu molto influenzato dagli strabilianti successi ottenuti dalla flotta portoghese nell’era delle grandi scoperte, con il raggiungimento delle coste dell’Africa, del Brasile e delle rotte oceaniche verso l’Asia.

Questo stile durò molto poco (dal 1490 al 1520 circa), esso riveste una grande importanza nella storia dell’arte del Portogallo. Celebrando il potere marittimo del paese, esso viene impiegato nella costruzione di chiese, monasteri, palazzi e castelli, ma anche nella scultura, nella pittura, nella lavorazione dei metalli preziosi e nella costruzione di arredamento.

Alcuni importanti artisti che utilizzarono questo stile furono:

Diogo Boitac, Mateus Fernandes, Diogo de Arruda, Francisco de Arruda, João de Castilho, Diogo de Castilho, Diogo de Torralva, Jerome de Rouen, Diogo Pires, Vasco Fernandes, Gaspar Vaz, Jorge Afonso, Cristóvâo de Figueiredo, Garcia Fernandes, Gregório Lopes.

Torre di Belem

Torre di Belem

I seguenti elementi appaiono regolarmente nella lavorazione delle pietre nello stile manuelino:

elementi di derivazione marinara;
elementi marini;
motivi floreali;
simboli del Cristianesimo;
elementi provenienti dalle nuove terre;
colonne scolpite come funi attorcigliate;
archi a volta semicircolare anziché a sesto acuto dello stile gotico;
colonne binate;
mancanza di simmetria;
pinnacoli conici;
superfici con nicchie.

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Il Portogallo ha una cucina molto variegata e ricca di sapori mediterranei. Anche se ha ingredienti comuni in tutto il paese la cucina portoghese assume delle caratteristiche e delle sfumature diverse in relazione alle aree del paese. La cucina del Portogallo centrale viene considerata la più variegata; qui si trova il famoso maialetto della regione del Coimbra, mentre la zona di Aveiro è caratterizzata soprattutto dalle zuppe di anguilla. La gastronomia del Portogallo settentrionale è più creativa, qui sono nate la maggior parte delle zuppe, anche i più conosciuti piatti portoghesi a base di pesce. Infine abbiamo la cucina del Portogallo meridionale che si contraddistingue indubbiamente per piatti a base di pesce, soprattutto tonno e sardine.
Come detto la cucina portoghese si caratterizza per piatti a base di pesce, soprattutto di bacalhau che può ben essere considerato come l’alimento simbolo della cucina portoghese. Il baccalà è per i portoghesi un alimento quasi “mistico” preparato in tutte le varianti possibili.
Tra i piatti a base di baccalà più conosciuti segnaliamo:
Bacalhau a Braz: baccalà con patatine fritte alla francese accompagnato da uova e condito con prezzemolo e salsa di cipolla
Bacalhau con Natas: baccalà con cipolle fritto e poi infornato con patate e besciamella
Pasteis de bacalhau: Tortine di baccalà servite fredde come snack o calde come piatto principale
Bacalhau à Gomez de Sà: Baccalà con patate, cipolle e decorazioni di uova e olive
Tra gli altri piatti di mare, impossibile non ricordare:
Açorda de Marisco: Ovvero crostacei e arselle affogati in una densa zuppa di pane, olio, prezemolo e coriandolo
Arroz de marisco: Riso bollito con crostacei, cipolle, pomodori, pepe tipo maleguetta e molto prezzemolo tipo coriandolo
Arroz de Polvo con Vinho tinto: variante del precedente con aggiunto il vino rosso
Caldeirada: zuppa di pesce con le patate
Sardinhas Assadas: sardine arrosto o grigliate servite con pane piccante Nisa

Per quanto concerne i piatti a base di carne tra i più conosciuti ci sono:
Cozido à Portuguesa: Mix di carne affumicata tipo salsiccia, costolette di maiale, prosciutto affumicato, accompagnato da carote, patate e cavoli bolliti
Laitào à Bairrada: una gustosissima polpa di maiale arrosto da servire caldo o freddo
Cabidela: Pollo con riso cucinato nel sangue del pollo stesso con aggiunta di aceto
Carne de porco à Alentajana: piatto misto di mare e di carne da condire con molte erbe
Ensopado de Borrego: stufato di agnello con cipolle, aglio, prezzemolo tipo coriandolo da servire con pane abbrustolito
Tipiche della cucina portoghese sono poi le zuppe, presenti in molte varianti, da consumarsi soprattutto per cena. Tra le zuppe più importanti ricordiamo:
Sopa Caldo Verde: zuppa di patate, cavolo a pezzetti, olio d’oliva da servire con pane rustico e salsiccia affumicata di maiale
Sopa de Galinha: brodo di gallina con riso, uova e interiora
Sopa de Pedra: una sorta di minestrone con l’aggiunta di carne di maiale, manzo, bacon, salsiccia di maiale
Açorda: una zuppa semplice fatta con acqua calda, olio d’oliva e un mix di aglio, sale, prezzemolo e pane abbrustolito

Eccellenti anche i formaggi portoghesi tra i quali ricordiamo il Rabaçal , il Serra, il Saloio e il Azeitào, mentre tra i vini vi consigliamo di assaggiare il Porto, il Moscatel Roxo, il Bical e il Moura solo per ricordarne alcuni.
Infine i dolci, tra i più buoni vi consigliamo di assaggiare :
Pasteis de Nata: tartine alla crema
Queijadas de Sintra: tartine al formaggio e alla cannella
Pastel de Feijào: dolce a base di mandorle
Arroz doce: budino di riso al limone e vaniglia
Torta de Viana: Arrotolato di pan di spagna con ripieno all’uovo
Touchinho do Cèu: dolce a base di mandorle e cannella
Papos de Anjo: tipiche paste portoghesi
Budin Abade de priscos: budino di Porto con spezie e limone

Vi propongo due ricette, la prima del Bacalhau à Brás e l’altra di un dolce, Bolo de Bolacha.

Bacalhau à Brás

Ingredienti per 4 persone:

400 gr di baccalà
3 cucchiai di olio di oliva
1 pacco di patatine stick
6 uova
2 cipolle
1 spicchio d’aglio
prezzemolo
sale
pepe
olio evo
olive nere

Se il baccalà è secco metterlo in ammollo; una volta pronto pulirlo delle pelle e delle spine e sfilacciarlo grossolanamente con le mani.
Tagliare le cipolle a fettine sottilissime. Tritare l’aglio. Metterli a dorare in un tegame capiente a fuoco lento.
A questo punto aggiungere il baccalà sfilacciato e mescolare bene lasciando cuocere per alcuni minuti.
Aggiungere le patatine al baccalà mescolare bene, e col tegame sul fuoco, aggiungere le uova sbattute condite con sale e pepe.
Mescolare fino a che le uova saranno cremose ma cotte. Mettere il baccalà, una volta pronto, in un piatto di portata, spolverizzare con prezzemolo tritato e decorare con olive nere.

Bolo de Bolacha

Ingredienti

4 tuorli d’uovo
125 gr di burro morbido
250 gr di zucchero
biscotti tipo oro Saiwa
un bicchiere di caffè non zuccherato

poi per decorare, a piacere
cocco in polvere, panna, cacao o quello che volete.

Con le frusta sbattere zucchero, tuorli e burro finché diventano una crema immergere i bisotti nel caffè e disporli nello stampo da plum cake precedentemente rivestito con della pellicola trasparente.
Mettere sui biscotti un primo strato di crema, proseguire alternando crema e biscotti fino a finire gli ingredienti.
L’ultimo strato deve essere di crema, poi sopra potete spolverizzare o con cocco in polvere, o con cacao, o con biscotti tritati.
Tenere in frigo per un paio d’ore prima di servire

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Mi son riscoperta metallara, ed oggi accompagnerò questo mio fuori Menù con la musica dei Moonspell, gruppo musicale heavy metal portoghese il cui stile musicale mescola elementi di gothic metal, doom metal, metal estremo e black metal.

La band nasce nell’89 sotto il nome Morbid God da Fernando Ribeiro (voce) e João Pedro (basso), al tempo la band si orientava su sonorità black metal. Continuano a sperimentare, e nel 1993, registrano il demo Anno Satanae. Nel 1994, fanno la loro prima importante , aprendo il concerto dei Cradle of Filth a Lisbona. Poco prima, la band aveva inciso il suo primo mini-album (Under the Moonspell). L’anno successivo i Moonspell firmano con la Century Media incidendo il loro primo album Wolfheart.

È con Irreligious che arriva il successo: il singolo Opium è inserito in diverse compilation ed il video è oggetto di diversi passaggi televisivi. Questa traccia resta una delle più conosciute del gruppo, ed è spesso usata per chiudere i concerti.

Nel 2001, il gruppo che canta quasi esclusivamente in inglese, fa un’eccezione riprendendo un fado dei Madredeus, Os Senhores da Guerra.

Nel 2003, riprende il pezzo jazz I’ll See You In My Dreams per la colonna sonora dell’omonimo film dell’orrore portoghese.Il loro ultimo album, The Antidote è stato all’origine del romanzo omonimo dello scrittore José Luis Peixoto. Nel gennaio 2005, Fernando Ribeiro ha pubblicato una raccolta di poesie intitolata Le Ferite Essenziali.

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Vi regalo qualche estratto da Il Libro dell’Inquietudine di Fernando Pessoa

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*

Se un giorno potessi raggiungere con una forza tale di espressione da concentrare tutta l’arte in me, scriverei un’apoteosi del sonno. Non ho mai conosciuto in tutta la mia vita un piacere maggiore di quello di poter dormire. L’annullamento integrale della vita e dell’anima, l’allontanamento totale di tutto quanto è gente ed esseri, la notte senza memoria e senza illusione, il non avere né passato né futuro, il nulla.

*

Ho scoperto che penso sempre e attendo sempre a due cose allo stesso tempo. Presumo che come me siano un pò tutti. Esistono certe impressioni così vaghe che solo più tardi, quando ci ricordiamo di esse, sappiamo di averle avute; da queste impressioni, credo, è formata una parte (la parte interna, forse) di tale duplice attenzione di ogni uomo. Nel mio caso le due realtà a cui attendo hanno uguale importanza. In ciò consiste la mia originalità. In ciò consiste, probabilmente, la mia tragedia – e la sua commedia.

Curvo sul libro nel quale traccio per bilanci la storia inutile di un’oscura azienda, vado scrivendo con diligenza; e al contempo il mio pensiero segue, con uguale attenzione, la rotta di un inesistente transatlantico attraverso paesaggi di un Oriente che non esiste. Entrambe le cose sono ugualmente nitide, ugualmente visibili davanti a me: il foglio sulle cui righe scrivo con cura, i versi dell’epopea commerciale di Vasques&Company; e il ponte sul quale vedo chiaramente, vicino alle connessure calafatate degli interstizi delle tavole, le sdraio allineate e le gambe stese dei passeggeri che riposano.

(Se io fossi investito dalla bicicletta di un bambino, quella bicicletta di bambino diventerebbe parte della mia storia.)

[...]

L’errore era nel debito e non nel credito di Marques (lo vedo, grasso, amabile, pieno di battute, e in un attimo, il transatlantico si dissolve).

*

Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un’idea; avere quell’indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell’utilità della sua conoscenza. (…) Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. (…) No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile.
Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l’idea che ci facciamo di qualcuno. E’ un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. Questo discorso vale per tutta la gamma dell’amore. Nell’amore sessuale cerchiamo il nostro piacere ottenuto attraverso un corpo estraneo. Nell’amore che non è quello sessuale cerchiamo un nostro piacere ottenuto attraverso un’idea nostra. (…) Perfino l’arte, nella quale si realizza la conoscenza di noi stessi, è una forma di ignoranza. Due persone dicono reciprocamente “ti amo”, o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l’attività dell’anima. Oggi sono lucido come se non esistessi. Il mio pensiero è evidente come uno scheletro, senza gli stracci carnali dell’illusione di esprimere. E queste considerazioni non sono nate da niente: o almeno da nessuna cosa per lo meno che sieda nella platea della mia coscienza. (…) Vivere è non pensare.
(…) La felicità è fuori dalla felicità. Non c’è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto.

(…) Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensieri e senza emozioni. (…) Come vorrei, lo sento in questo momento, essere una persona capace di vedere tutto questo come se non avesse con esso altro rapporto se non vederlo (…). Non aver imparato fin dalla nascita ad attribuire significati usati a tutte queste cose; poter separare l’immagine che le cose hanno in sé dall’immagine che è stata loro imposta. (…) Smarrisco l’immagine che vedevo. Sono diventato un cieco che vede. (…) Tutto questo non è più la Realtà: è semplicemente la Vita.


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