20 agosto 2013 Lascia un commento
New York della prima meta’ degli anni ’80, quella delle mille luci ma non ancora uscita dal degrado del decennio precedente. Paul, Griffin Dunne, e’ un programmatore di computer, single ed in cerca del colpaccio umano e professionale.
L’incontro fortuito con Marcy, Rosanna Arquette, sara’ l’inizio d una notte tanto singolare quanto avventurosa, un miscuglio di sfortuna, scelte sbagliate e demenzialita’ che impedira’ al protagonista di tornare a casa propria.
Ho sempre pensato a questo film come singolare nella carriera di Scorsese eppure egli e’ li con la sua tecnica, la sua citta’, i personaggi sempre sopra le righe, una strisciante follia che serpeggia tra le strade perennemente umide e muri che trasudano una umanita’ confusa ma contenta d’esserlo.
La telecamera ruota, brandeggia, s’alza e zooma velocissima e l’impressione e’ che Scorsese si diverta tantissimo, cosi’ come si diverte moltissimo col suo protagonista, comportandosi come un dio maligno e sottilmente crudele. Del resto questo divertimento arriva anche allo spettatore che difficilmente potra’ sentirsi in ansia per il nostro eroe e tutto sommato le sue disavventure restano relegate alla sana goliardia da godersi senza patemi, una sorta di adventure con mille enigmi e difficolta’ da superare.
Finale metafisico o solo grottesco chissa’
Film leggerino ma dalla regia superba che insegna ancora oggi moltissimo e si fa riguardare con soddisfazione, fosse solo per un piacevole e curioso "come eravamo".