FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: ISBN – Milano
Mal è un bambino strano. Gli piace essere il primo a fare le cose, e per questo a volte si mette nei guai. Si arrampica sui tetti, passa ore sotto la pioggia. Le compagne di scuola lo adorano, perché è bello, solitario e geniale. Anche la madre lo adora, gli è devota da sempre, Malcolm è il suo figlio prediletto. I bambini lo detestano, perché è bello, solitario e geniale. Anche il fratello lo detesta: osserva Mal mentre viene raggiunto dai pompieri sul tetto, e vorrebbe tanto che invece di essere gentili con lui gli sparassero un sedativo come agli orsi. Vorrebbe che Mal non trattasse con indifferenza Lou, che è follemente innamorata di lui da quella volta sotto la pioggia. Allora erano bambini, ma Lou resta vicina allo strano Mal a lungo e il fratello li guarda. Li odia amando entrambi. È geloso di entrambi. Vorrebbe essere Mal, vorrebbe essere così perfetto da stare vicino a Lou in modo distratto, come se essere amati fosse una cosa dovuta. Invece quando vede Lou è impacciato e invisibile. Il fratello di Mal è il narratore di questa storia, e il suo nome non compare: è solo il fratello, racconta la storia strana di Mal.
«Mal dava sempre tanto, ma a modo suo».
Mal è a letto. È stato il primo a mettersi a letto in questo modo, nella sua famiglia e anche nella sua cittadina. Chissà se è un primato mondiale. All’inizio della storia Mal è a letto da quattromilasettecentottantatré giorni: vent’anni. Pesa all’incirca seicento chili, e il suo letto è composto da due matrimoniali king size e un letto singolo tenuti insieme, perché in vent’anni si è espanso fino a diventare «un’enorme trapunta di carne».
Cosa si fa quando una persona si stende e dice che non si alzerà mai più? Non si tratta di un suicidio e neanche di un’ascesi eremitica: Mal mangia, eccome se mangia, e resta nella stanza della sua infanzia, la stanza che divideva con il fratello, accudito dalla madre che vive per accudire. Davanti a lui c’è un display con dei numeri verdi che segnano il tempo passato a infossare i materassi legati insieme. Fa fatica a parlare e respira sibilando come un mantice gigantesco.
«Una volta papà mi disse: “Amare qualcuno è guardarlo morire”». Mal ha distrutto la sua famiglia senza fare niente. Si potrebbe stare a guardarlo e descriverlo per anni, per vent’anni. Si potrebbe rimanere in casa con i propri genitori per guardarlo, inventandoci sopra qualche scusa, dicendo che Mal ne ha bisogno. La vita fuori cambia comunque come cambia Mal: ingrossa, ingrassa, le cose piccole diventano sempre più grandi, respirare e mangiare sono la vita di Mal.
Se la vita è breve va vissuta intensamente. Ma se la vita è lunghissima va subìta, e amare qualcuno diventa guardarlo morire.
Il fratello lo guarda come si guarda un mistero sempre più grande e così racconta la storia di Mal che è la sua storia, la storia di sua madre, di suo padre, di Lou. Se non ci fosse questo nucleo sempre più grande di dolore che famiglia sarebbero? Una famiglia normale. Il fratello racconterebbe la loro storia, in questo caso? Cosa sta facendo Mal?
Buon compleanno Malcolm è la ricerca delle ragioni di un’arresa incomprensibile, narrata in modo rarefatto, per non caricare questa scelta di interpretazioni altrui, per non disturbare Mal che non facendo niente riluce ancora della brillantezza del passato. È una ricerca senza soluzione di continuità, in cui il tempo non viene rispettato e si passa ossessivamente dalla narrazione del passato a quella del presente, pur di trovare una soluzione. Non si capisce di chi sia questa storia, non è importante. A questa storia ci si avvicina con il timore che ogni cosa possa accadere, quando si decide di non far accadere più nulla. Ed effettivamente accade ogni cosa, dalla più piccola divenuta enorme a quelle enormi divenute piccole.
Proietta più conseguenze una persona ferma che dipende dagli altri che una viva e autonoma, sembra dire Malcolm.
Buon compleanno Malcolm, opera di un esordiente straordinariamente capace, risveglia interrogativi pungenti in chi legge. Lo stile minimale della narrazione e il sapiente sconvolgimento del piano temporale enfatizzano la forza della trama, trascinando il lettore nella ricerca di senso per un gesto così drastico, lasciandolo con l’amaro sospetto che in fondo potrebbe semplicemente non esserci un perché, che Malcolm potrebbe essere felice di aver rinunciato alla vita.
Un romanzo denso, sofferto ed emozionante, con una considerevole dimensione esistenziale: ci suggerisce che con la vita si può davvero far quel che si vuole, anche nulla, e cambiare le cose ugualmente.
«La mamma non mi nota rovistare nell’armadio asciugabiancheria, dove scopro il trofeo che ho vinto alla gara tutti quegli anni prima. È cinto da una cappa di ragnatele, ed è rannicchiato in un umido giaciglio di vecchie coperte e giocattoli da bambino. Sono, per dieci silenziosi minuti, l’archeologo della mia infanzia. Tolgo la polvere dalle ossa di dinosauro dei giorni in cui non ero come sono ora. Metto insieme i cocci del vaso di ceramica delle lunghe giornate che la nostra famiglia trascorreva insieme, e mi chiedo come mai si sia infranto in tanti minuscoli frammenti, al punto di diventare irriconoscibile. Forse, era un lavoro per un archeologo migliore di me».
Nota sull’autore
David Whitehouse, nato nel 1981, è giornalista per varie testate tra cui «the Independent», «the Observer Magazine» e «Esquire». Il suo cortometraggio The Archivist è stato prodotto dalla BBC. Buon compleanno Malcolm (titolo originale Bed) è il suo primo romanzo, ha vinto i To Hell with Prizes nel 2010 per la narrativa inedita, è stato tradotto in 16 paesi e i produttori di This is England hanno acquistato i diritti per l’adattamento cinematografico.
Per approfondire
Guarda il booktrailer sceneggiato dall’autore
Intervista a David Whitehouse per vogue.it
Recensione su cabaretbisanzio.com
David Whitehouse, Buon compleanno Malcolm
Traduzione di Valentina Zaffagnini
Isbn edizioni, 2011
pp.355, € 15,90