FUORI STRADA - Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: intervista a Francesca Chiappa, editore di HACCA.
Hacca nasce nel 2006, all’interno di un’altra realtà editoriale (Halley Editrice) che si occupa di editoria professionale. Il progetto Hacca nasceva con la volontà di pubblicare narrativa contemporanea, soprattutto italiana, con uno sguardo privilegiato verso autori emergenti, in un momento in cui il mercato non incoraggiava ancora la pubblicazione di esordienti. Dopo il 2008, anno in cui ho rilevato il marchio editoriale, al catalogo di narrativa contemporanea abbiamo affiancato il recupero di autori del Novecento italiano introvabili negli scaffali delle librerie.
A sei anni dalla nascita di Hacca crede di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissata?
L’obiettivo della nostra casa editrice è sempre stato quello di creare un dialogo attorno ai nostri libri. Lo facciamo ogni giorno, con interlocutori sempre diversi. Guardiamo alla casa editrice come a un luogo di scambio, a uno spazio dove costruire progetti, e tra questi ci sono i libri. Ogni libro è frutto di un’esigenza: riflessione, conoscenza, memoria. I libri restano per noi delle risposte e ogni libro è un obiettivo raggiunto.
Crede che per una piccola casa editrice il fatto di trovarsi lontano dalle grandi città possa rappresentare un’ulteriore difficoltà?
Ci chiediamo spesso come sarebbe il nostro lavoro in una redazione a Roma o a Milano. Dove siamo noi, in un territorio diviso tra campagna e distretti industriali in forte crisi, ci sentiamo una roccaforte. È vero che è più difficile essere al centro di una comunità (editoriale, culturale), ma è una distanza che ci richiede più impegno, e dunque più concentrazione.
Tutti gli editori si lamentano della crisi, del calo delle vendite, delle difficoltà economiche sempre maggiori. Da piccola casa editrice avete sentito molto il colpo della crisi, oppure è un problema che ha investito maggiormente gli editori più grandi?
Noi piccoli combattiamo una crisi cronica. Certamente il colpo è stato proporzionale alle nostre dimensioni, ma ogni colpo, anche minimo, rischia di metterci al tappeto, soprattutto perché in questo momento siamo senza protezioni, e senza protezioni sono in particolare i lavoratori del mondo editoriale: redattori, editor, grafici, traduttori, uffici stampa, promotori. La paura è che la nostra capacità di resistenza vada sempre più a esaurirsi, in un contesto dove le librerie, nostri interlocutori principali, hanno difficoltà crescenti.
Come è organizzato il lavoro in casa editrice e quanti titoli sono pubblicati in un anno?
Hacca pubblica 10 titoli l’anno, cercando di dedicare quanta più cura redazionale possibile. In casa editrice Alessandra Olivieri si occupa dell’amministrazione e della promozione nelle librerie, oltre a essere una validissima lettrice di manoscritti. Abbiamo delle collaborazioni “esterne”: quella storica con Maurizio Ceccato per la grafica, con Giuseppe Lupo per la cura della collana di recuperi, con Mauro Maraschi che sta curando l’editing dei romanzi in uscita. Sono collaborazioni esterne in senso fisico, perché in realtà ognuno di loro fa parte del nostro progetto editoriale.
Nel dibattito su crisi e decrescita che si è scatenato l’anno scorso (e che ora sembra essersi già sopito) qual è la sua posizione?
Per decrescere “felicemente” si deve prima raggiungere un livello di benessere e di sicurezza. Il mercato librario impone una crescita continua: la produzione di novità deve compensare le perdite dei titoli vecchi, con un ritmo sempre crescente che impone una permanenza dei titoli in libreria sempre minore. Il libro sta diventando trasparente, e immagino bolle “editoriali” simili a quelle immobiliari. A questo si può rispondere con un controllo del numero delle uscite, ma sono i grandi editori che saturano il mercato (già saturo) a dover contenere il numero delle novità in uscita: si garantirebbe un tempo maggiore di permanenza dei titoli in libreria, e si assicurerebbe quella bibliodiversità indispensabile per salvare la lettura.
L’aspetto grafico di Hacca è molto riconoscibile e molto elegante grazie alla inconfondibile mano di Maurizio Ceccato. Come siete arrivate a scegliere proprio lui? In cosa l’aspetto estetico dei libri Hacca rispecchia lo spirito della casa editrice?
Maurizio Ceccato è stato “portato” dentro il progetto Hacca da un nostro grande e amatissimo autore: Antonio Veneziani. È stato lui a pretendere un Ceccato in copertina. Ci siamo conosciuti, e abbiamo subito capito che Hacca per esistere aveva bisogno delle grandi intuizioni di Maurizio. La linea grafica ci ha dato visibilità e riconoscibilità, mentre ogni singola copertina realizzata da Maurizio è un dialogo con i lettori.
Nel vostro catalogo ci sono alcuni libri che senza esitazione definirei “forti”, come ad esempio Uno in diviso di Alcide Pierantozzi o Viaggio nella notte di Massimiliano Santarossa. Qual è l’idea di letteratura che sta alla base delle vostre scelte editoriali?
Noi vogliamo la verità nei libri che pubblichiamo, e spesso è una verità che fa male. Sia Uno in diviso che Viaggio nella notte raccontano l’inferno in terra. Sembra quasi che nelle loro parole non ci sia speranza, quando invece crediamo che il solo atto di scrivere e di raccontare sia un riscatto, una rivalsa. Un atto politico. Non tutto il nostro catalogo è così atroce. Tuttavia la nostra non è certo una letteratura consolatoria: ogni nostro libro vuole mettere in crisi il lettore, vorrebbe scuoterlo, metterlo in guardia.
Lei è anche editor; qual è la sua visione di editing? In cosa consiste il lavoro che svolge sui testi?
Generalmente non sono io che lavoro all’editing dei libri che pubblichiamo. Tuttavia in Hacca vige la regola del rispetto dell’autore: quando scegliamo un romanzo da pubblicare, è perché non solo crediamo nella storia, ma anche nell’autore, nella sua scrittura, nella sua voce. Per questo il nostro editing è un lavoro di ascolto, piuttosto che di intromissione.
Ci può anticipare qualcosa sulle uscite dei prossimi mesi?
Il 20 febbraio usciamo con un libro che abbiamo amato molto in casa editrice. Si tratta di Non avere paura dei libri di Christian Mascheroni, nato nel blog di Chicca Gagliardo “Ho un libro in testa” e approdato proprio oggi qui in redazione. La commovente storia di una famiglia è raccontata attraverso i titoli dei libri letti, e salvati dagli incendi che scoppiavano in casa. Christian è poi un autore che con una scrittura semplice e allo stesso tempo tesa può ambire a un pubblico molto ampio. Intanto ce lo teniamo stretto come un tesoro. Ad aprile usciamo con La tessitrice, romanzo d’esordio di Mirella Ioly, scrittrice che attualmente vive in Canada: una storia che parte dal Cile durante gli anni della dittatura, per attraversare spazi e ricordi insieme alla protagonista Antonia; un intreccio familiare raccontato con grande abilità, e con una lingua meravigliosamente forgiata dalla distanza. Inoltre continueremo con i recuperi della letteratura del Novecento italiano.