Fuori Tg e le sue chiare e fresche acque…

Creato il 14 gennaio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Si dice che il sistema idrico fa acqua da tutte le parti ma cosa si intende esattamente, si domanda Fuori Tg, la rubrica di approfondimento del telegiornale di Rai 3. 

A non saldare le bollette è il 4,3% degli utenti, vale a dire quasi uno su venti.  Questa la fotografia scattata dalla Federutility in un recente rapporto che si è concentrato, proprio su chi, dopo ventiquattro mesi dall’emissione a saldare il conto non ci pensa proprio. Scuole, ospedali, carceri, infatti, sono tutti servizi di pubblica utilità che per legge non possono rimanere a secco. Le aziende che gestiscono la rete idrica inoltre, non possono intervenire neppure sul privato tagliando l’acqua a un singolo inquilino moroso abitante in un condomino, perché taglierebbe la fornitura all’intero stabile.

Così, ritardi e mancati pagamenti si sommano fino a scavare un buco che diventa con il tempo sempre più profondo.

La bolletta non pagata è soltanto una delle questioni che riguarda il tema acqua che tra l’altro costa cara. Secondo i dati diffusi dall’Unioncam, ovvero dall’unione italiana camere di commercio, l’acqua è rincarata del 7.4% nell’ultimo anno. È chiaro che i costi dei disservizi ricadono inevitabilmente su quelli che le bollette le pagano.

In Italia, Reggio Calabria ha il primato di scarsa qualità di acqua e servizi, è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da un servizio di depurazione efficiente, a Bergamo invece, da due anni, gli aumenti in bolletta si fanno sentire e l’acqua è diventata amara per tutti. La tariffa è aumentata del 75% e si parla di altro 10% con effetto retroattivo.

Il problema di Bergamo è la gestione del sistema idrico, affidato a Uniacque che comprende 166 dei comuni sui 244 della provincia. Servono 65 milioni di investimenti per mettere a norma, come chiede l’Europa, gli impianti e i depuratori. Investimenti già precedentemente pagati dai cittadini che verranno a beneficio anche di coloro che non  aderiscono a Uniacque.

Cecilia Gatti – autorità per l’energia – ospite in studio, dichiara: “ Per il caso di Bergamo, sono arrivate le proposte per le tariffe definitive del 2012/2013, stimate sulla base del precedente metodo tariffario e di previsione ma, devono prima essere approvate dall’autorità d’ambito e poi ricevere un’ulteriore sorta di benestare dal gestore che verifica la conformità di tutti i criteri e soprattutto non possono aumentare più di tanto anche in presenza di esigenze di investimento”. E i cittadini che hanno già contribuito hanno diritto a un  rimborso? “ Il rimborso arriverebbe nei tempi successivi, diciamo che per ora, quello che si è stabilito e che non verranno addebitate partire pregresse”.

Le depurazioni poi sono un’altra grave questione della nostra rete idrica, con una media del 40% di perdita delle acque. Si dovrebbero trovare risorse economiche per 35 miliardi da investire per rinnovare le infrastrutture vetuste.  Soldi che ovviamente si prendono sempre dai contribuenti, i rimborsi, quando effettuati, hanno tempi biblici e infine i  bilanci  di chi dovrebbe intervenire, non sono attivi.

La spesa media per una famiglia italiana per la bolletta annua dell’acqua e della metà di quella elettrica eppure, le bollette idriche non pagate sono 4 volte superiori.

Un buco nell’acqua di cira quattro miliardi di euro, secondo quanto registrato da Federutility.

Ma chi non paga le bollette?

Utenze domestiche ma anche pubbliche amministrazioni. Gli enti pubblici sono utenze non disalimentabili e dati i tempi di crisi, sapendo che non corrono rischi, gli enti pubblici non pagano le utenze idriche o le pagano con ritardi di almeno un anno.

Il costo dell’acqua italiana è di 1euro al metrocubo cioè ogni 1000 litri. In Germania è di 4 euro. In Francia di 3 euro e in Danimarca di 6 euro. Ma a fronte di un costo maggiore gli altri paesi europei investono molto di più per ammodernamenti e impianti di depurazione, circa 100euro ad abitante mentre in Italia è meno di 30euro, con un  30% della popolazione che non ha il servizio di depurazione, questo oltre ad infrangere le regole comunitarie, con ovvia possibile sanzione, è un grave danno continuo all’ambiente.

È chiaro che le esigenze del rinnovamento infrastrutturali non possono ricadere solo nelle bollette, bisognerà trovare sistemi alternativi per stabilizzare la situazione delle perdite di rete, di potabilizzazione e depurazione. Si parla di 25 miliardi per superare le carenze del settore.

Il referendum ha annullato la partecipazione privata e quindi essendo tutto pubblico, in mano allo Stato e alla sua gestione politica, dovremo attendere tempi migliori.


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