A non saldare le bollette è il 4,3% degli utenti, vale a dire quasi uno su venti. Questa la fotografia scattata dalla Federutility in un recente rapporto che si è concentrato, proprio su chi, dopo ventiquattro mesi dall’emissione a saldare il conto non ci pensa proprio. Scuole, ospedali, carceri, infatti, sono tutti servizi di pubblica utilità che per legge non possono rimanere a secco. Le aziende che gestiscono la rete idrica inoltre, non possono intervenire neppure sul privato tagliando l’acqua a un singolo inquilino moroso abitante in un condomino, perché taglierebbe la fornitura all’intero stabile.
Così, ritardi e mancati pagamenti si sommano fino a scavare un buco che diventa con il tempo sempre più profondo.
In Italia, Reggio Calabria ha il primato di scarsa qualità di acqua e servizi, è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da un servizio di depurazione efficiente, a Bergamo invece, da due anni, gli aumenti in bolletta si fanno sentire e l’acqua è diventata amara per tutti. La tariffa è aumentata del 75% e si parla di altro 10% con effetto retroattivo.
Il problema di Bergamo è la gestione del sistema idrico, affidato a Uniacque che comprende 166 dei comuni sui 244 della provincia. Servono 65 milioni di investimenti per mettere a norma, come chiede l’Europa, gli impianti e i depuratori. Investimenti già precedentemente pagati dai cittadini che verranno a beneficio anche di coloro che non aderiscono a Uniacque.
Le depurazioni poi sono un’altra grave questione della nostra rete idrica, con una media del 40% di perdita delle acque. Si dovrebbero trovare risorse economiche per 35 miliardi da investire per rinnovare le infrastrutture vetuste. Soldi che ovviamente si prendono sempre dai contribuenti, i rimborsi, quando effettuati, hanno tempi biblici e infine i bilanci di chi dovrebbe intervenire, non sono attivi.
Un buco nell’acqua di cira quattro miliardi di euro, secondo quanto registrato da Federutility.
Ma chi non paga le bollette?
Utenze domestiche ma anche pubbliche amministrazioni. Gli enti pubblici sono utenze non disalimentabili e dati i tempi di crisi, sapendo che non corrono rischi, gli enti pubblici non pagano le utenze idriche o le pagano con ritardi di almeno un anno.
Il costo dell’acqua italiana è di 1euro al metrocubo cioè ogni 1000 litri. In Germania è di 4 euro. In Francia di 3 euro e in Danimarca di 6 euro. Ma a fronte di un costo maggiore gli altri paesi europei investono molto di più per ammodernamenti e impianti di depurazione, circa 100euro ad abitante mentre in Italia è meno di 30euro, con un 30% della popolazione che non ha il servizio di depurazione, questo oltre ad infrangere le regole comunitarie, con ovvia possibile sanzione, è un grave danno continuo all’ambiente.
Il referendum ha annullato la partecipazione privata e quindi essendo tutto pubblico, in mano allo Stato e alla sua gestione politica, dovremo attendere tempi migliori.