"Mi sento come un fuscello nel vento".
La donna grande non fa che ripetere il suo mantra, in questo periodo. Lo trovi scritto nei bigliettini, in un suo tema, lo dice quando sconfortata cerca riparo tra le nostre braccia di genitori.
Arrivata sulla soglia della sua adolescenza, si sporge per vedere oltre e vede i dubbi, le incertezze, la fatica di crescere. Dover crescere.
Io me la ricordo bene, la mia adolescenza. Le differenze che non erano un valore ma una ferita. La timidezza che era un macigno trascinato con le catene. La paura di diventare grande l'incognita più profonda.
Però la vedo tanto più allegra, anche sotto il carico degli impegni di prima media: studiare, studiare, studiare. E doversi portare dietro uno zaino che, quotidianamente, pesa 10 chili (regolarmente pesato sulla bilancia). Una serenità, degli slanci che fino a poco tempo fa non aveva.
Dei traguardi raggiunti, qualche paura gettata via.
Io non me lo ricordo proprio bene se mai mi sia capitato, allora, di sentirmi un fuscello nel vento. Forse è questa la sensazione che si prova a crescere: abbandonare le sicurezze dell'essere bambini per affrontare il mare aperto, la vela dell'adolescenza.
Che soffi, il vento.