.............................Nella storia, la fusione del nocciolo è avvenuta una sola volta, nel 1986 a Chernobyl, quando una procedura malaccorta mise fuori uso i sistemi di raffreddamento e controllo. Qualche anno prima, nel 1979 a Three Mile Island negli Usa, la fusione totale del nocciolo venne evitata all'ultimo momento (si fuse soltanto il 25 per cento). Nel caso di Chernobyl l'incidente fu di particolare gravità perché la centrale era a «cielo aperto», vale a dire che il nocciolo non era chiuso in una gabbia di contenimento. In genere il nucleo di una centrale nucleare è chiuso in un contenitore in acciaio, e quest'ultimo a sua volta è racchiuso in un pesante «cubo» di cemento armato. Quest'ultimo accorgimento a Chernobyl mancava, per cui quando esplosero i tubi degli impianti idraulici di rappreddamento in seguito alla pressione provocata dal calore eccessivo, ci fu una dispersione nell'atmosfera di grandi quantità di sostanze radioattive. Il cubo di contenimento dei reattori di Fukushima-1, invece, a quanto pare hanno resistito al terremoto. Il problema è che, nel caso il nucleo dovesse fondersi, i reattori si trasfomeranno in sarcofaghi perpetui in cui è chiusa una massa informe di metallo fortemente radioattivo, inavvicinabile e intrattabile.Questo, in pratica per l'eternità: occorrono milioni di anni perché la radioattività naturale dell'uranio si estingua naturalmente. Il rischio più grave è che, nel corso delle procedure per domare il reattore di Fukushima si verifichi qualche ulteriore incidente di tipo esplosivo, a causa della pressione soverchiante o dell'idrogeno che si sviluppa per reazioni incontrollabili, e che questo liberi nell'atmosfera grandi quantità di materiale radioattivo. Per questo, al fine di raffreddare il nocciolo, i giapponesi stanno ricorrendo a ogni mezzo possibile, compreso l'impiego di acqua di mare (assai rischioso, perché è altamente corrosiva). Se ci riusciranno, alla fine si avrà un vero e proprio monumento all'atomo: un grande cubo di cemento e acciaio dal cuore altamente radioattivo, che dovrà essere continuamente controllato per tema che non si fessuri o si rompa, provocando un disastro ambientale che è impossibile da quantificare.