Futsal femminile barzelletta: iscrizioni chiuse, no riaperte … ed è caos!
Creato il 05 agosto 2014 da Shefutsal
Vi è familiare questa frase: “Il pallone è mio e le regole le decido io”? Eravamo piccoli e giocavamo a pallone nel cortile della chiesa o nello spiazzo sotto casa dando calci ad un Tango consumato. Questa frase mi è rivenuta in mente pochi mesi fa quando la Divisione Calcio a 5 ha ufficializzato che nella stagione 2014-2015 le squadre iscritte alla serie A di calcio a 5 femminile sarebbero state 48. Perché così tante?
Per poterle ripartire in 4 gironi da 12. E tutti a spremerci le meningi per cercare di capire il motivo di tutta questa generosa abbondanza. Questione di soldi si è sempre detto. Più soldi per chi, visto che di progetti dedicati al femminile non se ne vede l’ombra? Forse uno sforzo necessario per finanziare l’imminente nazionale di calcio a 5 femminile o solo per coprire i buchi di una struttura federale che al movimento rosa guarda come ad una mosca fastidiosa o ad una mucca da mungere? Una mucca che se non le dedichi attenzioni e cure, il latte però non lo fa più…
Facciamo finta, cara Divisione Calcio a 5, che tu abbia ragione, che la strada maestra per far crescere il futsal femminile italiano sia quella delle 48 squadre e dei 4 gironi, così le spese per le trasferte si riducono, le società possono sopravvivere e moltiplicarsi e tu avrai le entrate preventivate. Poco importa se poi la Serie A femminile assomiglierà sempre più ad un interregionale, se dovremo sorbirci sette mesi di gare inutili, se dovremo portarci il pallottoliere al palazzetto, se gli sponsor fuggiranno ed il pubblico si annoierà e lo ritroveremo, forse, solo alle fasi finali.
Ma ti sei accorta che durante la stagione scorsa, nel girone C una squadra si è ritirata e due hanno subito rivoluzioni interne? Non puoi non ricordarti della silenziosa protesta delle giocatrici con la maglia coperta di scotch nero perché non pagate. Non hai notato che i punteggi di troppe gare sono diventati imbarazzanti e deprimenti per chi li subisce? Sei sicura che con un’Italia in piena recessione e con aziende che continuano a licenziare e a chiudere, riesci a trovare 48 società con le risorse strutturali ed economiche necessarie per una serie A? E 48 palazzetti? Hai pensato che certe città non se le possono permettere due o tre squadre in serie A, semplicemente perché non hanno abbastanza ragazze e le costringi a lotte fratricide in sede di mercato, spendere o scomparire? Anche Roma, con cinque squadre in serie A è satura: nella capitale ci sono giocatrici che preferiscono scendere di categoria piuttosto che giocare in questa serie A che ha perso ogni prestigio, che non ha appeal, non solo per gli sponsor, ma anche per le stesse protagoniste. Forse c’è rimasto davvero solo il pubblico a crescere in qualche realtà, e non certo per merito della Divisione Calcio a 5.
Ok, il pallone è tuo e decidi tu. Ti sarai fatta i tuoi conti e le tue chiacchierate, ma, oramai è palese, era tutto sbagliato. Calcoli sbagliati, previsioni sbagliate, forse qualche promessa non mantenuta. Fatto sta che delle 48 squadre aventi diritto te ne ritrovi solo 39. Poi ci sono le squadre che hanno presentato domanda di ripescaggio e poco importa se la Serie A non se la sono conquistata sul campo. I numeri devono tornare in qualche modo, per cui alla faccia dei valori dello sport, dentro chi paga.
Ma come, solo 3 domande di ripescaggio, possibile? Per fortuna si: primo perché il ripescaggio non ha senso nello sport, ed al limite potrebbe essere un’eccezione, non una regola. Secondo perché i presidenti spesso spendono i loro soldi di tasca loro, non usano solo quelli degli altri e la “febbre da Serie A” ha lasciato ben presto il posto alla razionalità. Quest’anno molte squadre hanno rinunciato con rammarico ma con coscienza alla serie nazionale, mentre solo 12 mesi fa si sarebbero fatte carte false per entrare. Una presa di coscienza che va riconosciuta agli addetti ai lavori ma non a chi decide la strategie di sviluppo del futsal in Italia e questo è preoccupante.
Dopo le sofferte decisioni delle società, in questo luglio falso e minaccioso, è stato il turno della Divisione Calcio a 5, che è finalmente entrata in scena dal 16 luglio con incredibile coerenza: termini di iscrizione chiusi per il femminile mentre si riaprono per il maschile. Esplode la rabbia mista a rassegnazione della Pro Reggina che reclama la possibilità (data ai maschi) di ottenere una proroga che le avrebbe consentito, dicono, di iscriversi nel prossimo campionato di Serie A. Fioccano le supposizioni: in via Po’ hanno trovato la quadratura del cerchio ed una squadra in più avrebbe fatto saltare il banco, già ridimensionato in corsa? Cara Pro Reggina il prossimo anno non servi, questo il succo del messaggio. Poco importa se a scomparire è una società che da sempre lavora con le giovani e che ha regalato a Reggio Calabria il primo scudetto della Serie A svolgendo prima di tutto una funzione sociale e poi di promozione del futsal. Proroga al maschile ma non al femminile: grande esempio di etica dello sport!
Si volta frettolosamente pagina mentre le talentuose orfane della Pro Reggina vengono catapultate sul mercato, nuova linfa tricolore per contrattazioni fino ad ora asfittiche. Abbiamo atteso gli esiti dei ricorsi e le decisioni della Co.vi.So.D e seppur dopo un caos totale, i giochi sembravano definitivamente chiusi. Invece no, il colpo di scena arriva ieri, sabato 2 agosto, con il clamoroso dietro-front della Divisione ed iscrizioni riaperte fino al 7 agosto. Siamo seri, davvero la Pro Reggina è di nuovo in corsa per la Serie A? Ed i contatti avviati in questi giorni tra ex-reggine ed altre società? Ma la Divisione Calcio a 5 oltre a fare figure imbarazzanti, si rende conto di essere, come minimo, davvero poco credibile?
Dire che è una barzelletta mi sembra un complimento. Dire che tutto questo è ridicolo, è una banalità. Ricordare che ci sono addetti ai lavori che con grande impegno hanno rispettato le regole e le scadenze e che lavorano con serietà per allestire squadre all’altezza delle aspettative (piccole o grandi che siano), spendendo tempo e denaro, non sfiora le coscienze di chi ha la responsabilità di dirigere il futsal italiano. In tutta questa telenovela, non ancora terminata, la serietà e la “professionalità” (anche se parliamo di lnd) di tanti è stata calpestata dall’incapacità, dalla superficialità e dal pressapochismo di pochi, generando clamorosi errori di valutazione e goffi tentativi di mettere toppe. Una sceneggiata che avremmo volentieri evitato e che a mio avviso lascia una spada di Damocle sopra il futsal. Ma chi guida questo sport? Siamo abituati ad essere presi in giro dai nostri politici, persone che hanno in testa gli interessi di tutti tranne che degli italiani ma in tasca hanno i soldi degli italiani. Non mi meraviglio più di nulla e non mi rassegno al peggio ma la credibilità ve la siete giocata tutta (e male).
di Letizia Costanzi
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