Future Film Festival 2012 #3

Creato il 01 aprile 2012 da Automaticjoy

Film fuori concorso

From up on poppy hill, 2011 - Goro Miyazaki
Yokohama, 1963. Umi è una ragazza delle superiori che ha perso il padre nella Guerra di Corea e gestisce insieme alla nonna un ostello femminile; Shun è un suo coetaneo, figlio di un marinaio e presidente del club di giornalismo della scuola. I due si conoscono durante le proteste contro l'abbattimento del Quartiere Latino, edificio fatiscente in cui hanno sede i club scolastici, e tra loro nasce presto l'amore.
Lo Studio Ghibli, che ci ha abituati a storie fantastiche piene di magia e amore per la natura, si discosta decisamente da questo modello per creare uno slice of life intimista, ma allo stesso tempo profondamente radicato nella storia giapponese. Infatti, mentre l'affetto tra Umi e Shun nasce timidamente e la loro vicenda personale vira verso il mélo, sullo sfondo la Storia - con la maiuscola - avanza rapidamente, simboleggiata dalle imminenti Olimpiadi di Tokyo che si portano dietro una smania di rinnovamento inedita per la terra del Sol levante.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Giappone è stato pesantemente influenzato dagli Stati Uniti, sia a causa degli aiuti economici ricevuti che del senso di inferiorità derivante dalla perdita del conflitto, che in un certo senso è stata anche una perdita di identità nazionale. Da qui la necessità di trovare una nuova via verso la modernità, che spesso ha rischiato di coincidere con la distruzione del "vecchio" per adottare acriticamente il modello occidentale. Fortunatamente la generazione che ha dato vita al nuovo Giappone era formata anche da giovani come Umi e Shun, convinti che il rinnovamento debba necessariamente essere radicato nel passato di una nazione: grazie a loro esiste il Giappone che oggi conosciamo, uno dei più riusciti esempi di commistione tra innovazione tecnologica e tradizione.
Goro Miyazaki, unanimemente criticato per il suo precedente lungometraggio I racconti di Terramare, recupera punti grazie a un film realista, più vicino alle atmosfere de I sospiri del mio cuore (evocato nella scena in cui Shun porta in giro Umi sulla sua bicicletta) che a quelle fiabesche de La città incantata.
Lo Studio Ghibli continua a creare opere di qualità, ma non si sa svincolare dalla forte presenza di Hayao Miyazaki (qui come in Arrietty sceneggiatore); soltanto quando le nuove leve sapranno cavarsela da sole si potrà parlare senza timori del futuro della prestigiosa casa di produzione.
Voto: 8+

Film in concorso

A letter to Momo, 2012 - Hiroyuki Okiura
Dopo la morte del padre, Momo trova tra gli effetti personali del genitore una lettera indirizzata a lei, ma mai completata. Trasferitasi con la madre nella remota isola di Shio, la ragazzina scopre che tre spiriti, in qualche modo legati alla scomparsa di suo padre, vivono nella soffitta della loro nuova casa.
La prima cosa che si nota in questo film, e che lascia letteralmente a bocca aperta, è lo stupefacente virtuosismo tecnico raggiunto dalla Production I.G. sia nella resa delle figure e della loro gestualità che nei fondali, incredibilmente particolareggiati. Indubbiamente A letter to Momo è un lavoro curato fin nei minimi dettagli, tanto che Okiura ha impiegato ben sette anni per realizzarlo.
Il risultato è una storia di formazione e crescita personale, che approfondisce il tema della perdita per giungere alla consapevolezza di sé, delle proprie responsabilità e possibilità, il tutto intriso di un'eccezionale forza immaginativa.
I tre buffi mostriciattoli che accompagnano la protagonista nel suo percorso regalano momenti di puro divertimento, ma non si cade nel facile trabocchetto del buonismo a tutti i costi: la loro natura e la loro missione vengono a galla a poco a poco e i loro personaggi rimangono coerenti dall'inizio alla fine, senza diventare delle semplici macchiette al servizio dell'eroina di turno.
Il film inizia con toni leggeri e approfondisce gradualmente gli elementi drammatici della storia, addentrandosi con sguardo delicato nella psicologia di Momo e di chi le sta intorno. L'ottima caratterizzazione dei personaggi contribuisce a coinvolgere lo spettatore, destinato a rimanere sopraffatto dalla potenza visiva del finale, degno dei migliori lavori di Hayao Miyazaki. I riferimenti alle opere dello Studio Ghibli (in particolare a Totoro, Ponyo e La città incantata) sono infatti numerosi e ben visibili, ma vengono assorbiti e rielaborati in maniera originale da Okiura, che si dimostra capace di trarne un'opera del tutto nuova e perfettamente compiuta.
Voto: 8 1/2

Film fuori concorso

Zombie ass: toilet of the dead, 2012 - Noboru Iguchi
Il secondo appuntamento con le trashate giapponesi è un film di merda. Letteralmente.
Una studentessa che ha perso la sorella va in gita in montagna con alcuni amici. Una di loro è intenzionata a ingoiare un verme solitario per rimanere magra, ma il parassita si rivela un mostro mangiacervelli che trasforma le persone in zombie.
Da qui in poi è un trionfo di peti pestilenziali, culi al vento, vermi mostruosi che escono dal deretano di gentili donzelle ricoperte di escrementi: probabilmente non avete mai visto qualcuno esagerare come fa Iguchi, e dubito vogliate vederlo. Gli appassionati del genere potrebbero esaltarsi per quest'opera che non pone limite al peggio, tutti gli altri fanno meglio a lasciare perdere. Voto: 5 1/2
A due ore dalla fine ufficiale del festival e dalla premiazione del vincitore, confermo la mia previsione per la vittoria di Arrugas, incalzato dagli outsiders Midori-Ko e Attack the block (che non merita di vincere, a mio parere, ma non escludo che abbia qualche chance), sempre con un occhio di riguardo per la mia amata animazione giapponese. Domani le ultime recensioni e l'annuncio dei premiati.

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