Future Film Festival: dal Brasile “Until Sbornia Do Us Part”

Creato il 13 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

A Bologna non ha vinto premi, ma è senz’altro tra i film che hanno generato maggiori entusiasmi. Stiamo parlando di Until Sbornia Do Us Part (ovvero Até que a Sbórnia nos Separe, in portoghese) del brasiliano Otto Guerra, autore che aveva già inaugurato un’edizione del Future Film Festival, con l’ugualmente scatenato Wood & Stock: Sexo, Orégano e Rock’n’Roll. Del resto dall’America Latina e in particolare dal Brasile continuato ad arrivare, in questi anni, progetti cinematografici inerenti all’animazione capaci di sorprendere per originalità, vivacità, qualità delle storie e del disegno. Basti pensare al caso piuttosto recente di Rio 2096 – Una storia d’amore e furia. Ma torniamo pure al pittoresco mondo che la fervida e irriverente immaginazione di Otto Guerra, coadiuvato per l’animazione dall’esperto Ennio Torresan, ha saputo creare.

Nell’assai movimentata sequenza iniziale del film, che in italiano si potrebbe tradurre Finché Sbornia non ci separi, si vedono in effetti due personaggi alquanto alticci, che scopriremo essere musicisti, intenti a rientrare in quella loro isoletta separata dal continente da una sottile striscia di terra. Ma sull’isola è in corso una furente eruzione vulcanica! E con una primissima ondata di gag dal sapore slapstick assistiamo addirittura a un’iperbolica migrazione della piccola isola, stile “deriva dei continenti”, verso il mare aperto. Mentre la suggestiva località, nota appunto come Sbornia, va a perdersi nelle vaste distese dell’Oceano Atlantico, parte un lungo flashback che ci farà scoprire come si è arrivati a quella surreale situazione, partendo proprio dalle abitudini un po’ primitive dei cosiddetti “sborniani” e dal cinico tentativo di sfruttare le potenzialità economiche della loro isola, da parte di alcuni imprenditori carioca senza troppi scrupoli.

Ciò che ne deriva è una satira dal piglio decisamente naif, originale nei disegni, grottesca nella descrizione dei personaggi e delle loro abitudini, bizzarra anche nel costruire un immaginario legato in parte alla realtà sudamericana e in parte a curiose, fumettistiche derive russofone. Sbornia è del resto uno strano universo sincretico, che si immagina quasi attaccato alle coste brasiliane ma risulta esser stato separato da esse per secoli, in virtù di una altrettanto singolare barriera edificata a suo tempo dagli abitanti. Quando una semplice fatalità farà crollare all’improvviso quel muro, cominceranno i problemi.
Se la fantasiosa ricostruzione di questa società dall’organizzazione interna arcaica e anche un po’ ingenua propone, a livello di animazione, una serie di gustose trovate, non mancano nemmeno invenzioni registiche di altra natura: su tutte il repentino passaggio dai disegni animati a uno sfrontato montaggio di scene drammatiche prese da grandi film del passato, Corazzata Potemkin compresa, per descrivere in modo esilarante e paradossale la catastrofe naturale destinata ad abbattersi sull’isola degli “sborniani”!

Stefano Coccia



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