Futuro pessimo prossimo

Creato il 02 novembre 2011 da Dagored

Non è facile parlare ancora sulle vicende finanziarie ed economiche che ormai da anni ci affliggono. La sensazione è che quella di prenderci per stanchezza sia una strategia perseguita con lucida logica da quanti vogliono continuare a perpetuare la truffa iniziata con l'istituzione dell'Euro: continuare a predare la ricchezza pubblica, aggravando le povertà sempre più estese che si vanno diffondendo nei paesi europei, specialmente quelli del Sud Europa.
Come ho spesso ripetuto quello che dovrebbe essere fatto per risollevare l'economia del Paese lo sanno in tanti, ma nessuno ha evidentemente la forza per imporre delle riforme che andrebbero non a ledere gli interessi dei comuni cittadini, ma quelli delle potenti corporazioni che hanno negli anni costruito uno Stato fatto esclusivamente per servire i propri bisogni, assorbendo risorse ingenti sottratte allo sviluppo e per di più indebitando l'intera collettività.
Tutti possono comprendere come non sia facile far approvare da un parlamento direttamente legato a quelle corporazioni e ormai esso stesso una corporazione di privilegiati, norme che andrebbero a privare di parte sostanziale del reddito e dei privilegi dagli stessi diretti interessati. Basta vedere solo come tutti i provvedimenti che volevano tagliare, neanche di molto le entrate dei parlamentari siano via via scomparse dai progetti di legge, con motivazioni varie.
Non ci riesce di certo questo governo, che si regge ormai su una maggioranza ridotta e traballante che potrebbe facilmente cadere proprio se andasse a toccare gli interessi di qualche peone poco incline ai sacrifici.
Si arriva così alle mosse azzardate, come la famosa patrimoniale o il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani, vecchie proposte che mai il governo aveva voluto prendere in considerazione in passato, che appaiono ora sempre più probabili.
Sono mosse disperate, fatte per dare un "messaggio" al mercato, che in realtà vuole vedere ben altre cose: il mercato vuole vere riforme strutturali, che portino a riequilibrare le spese dello Stato con le sue effettive entrate, il che vuole dire ridisegnare completamente l'architettura statale, a cominciare dalle istituzione politica, riducendo il numero di quanti vivono esclusivamente di politica, dai vertici fino alla base.
Da lì poi partire per eliminare tutti gli enti e associazioni inutili e frenare il deflusso del denaro pubblico verso destinazioni spesso sconosciute, a volte addirittura criminali.
Troppo difficile da fare. Il governo non ha la forza di farlo, nonostante gli venga richiesto anche da ambienti a lui molto vicini.
Non ci sarà nessuna rivoluzione liberale in Italia, ma una continua restaurazione, perché la sagoma del vascello fantasma, quel tristemente noto Britannia, si fa sempre più minaccioso.
L'Italia avrebbe in realtà bisogno di un'intera nuova classe dirigente che avesse il coraggio e la forza di cancellare privilegi e rendite di posizione ormai antiche, perché nessuno può realmente pensare che lo possano fare i Cicchitto, i Casini, i D'Alema, i Pisanu, i Veltroni o i Vendola, tutte facce di quella vecchia politica che in questa situazione ci ha portato e dalla quale ora dovrebbe portarci fuori, ma con quale credibilità.
Perchè ora è troppo facile addossare tutte le responsabilità a Berlusconi, che è il capro espiatorio ideale in questo momento: la responsabilità è complessiva di tutta la classe politica nella sua interezza, che mai ha voluto affrontare i problemi reali e si è sempre soltanto occupata di mantenere il suo potere, soprattutto attraverso l'uso del denaro pubblico per comprare consenso.

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