Mi aspettavo qualcosa di diverso. Cioè, quando ho letto che l’intento era quello di provare al mondo che uno scrittore israeliano e uno scrittore palestinese potessero fare qualcosa insieme, ho pensato che si fossero davvero messi insieme a lavorare su qualcosa di comune. Invece mi pare di capire, con il beneficio del dubbio, che ognuno abbia fatto la sua parte, bene, ci mancherebbe, e qualcun altro abbia pensato di metterle insieme e mostrarci, nello stesso posto, i diversi punti di vista, in termini di “normalità” delle vite vissute, in una situazione che di normale non ha assolutamente nulla e che si protrae da un tempo che nessuno manco ricorda. Non riesco a percepire l’intento della comunione.
Il libro si divide proprio a metà: nelle prime 70 pagine ci sono i racconti di Etgar Keret, israeliano, pezzi di vita di ragazzi talmente inglobati in una guerra eterna da rimanerne, per certi aspetti, indifferenti ed essere in grado, addirittura, di avere pensieri del tutto estranei a quel tipo di esistenza, tipo desiderare un paio di Adidas, pensare alle ragazze, al sesso, al bar, agli amici, preoccuparsi per la depressione di un fratello, e via così; nella seconda metà, accade la stessa cosa nel racconto unico di Samir El-Youssef, palestinese.
Forse l’intento comune è quello di mostrarci che, nonostante una guerra infinita, le persone, là, hanno imparato a vivere come se non stesse succedendo proprio nulla di strano. Un estremismo provocatorio che, in effetti, fa riflettere su una condizione davvero disumana.
Ripeto, nulla da dire sul contenuto. Si legge volentieri, è scritto bene e fa il suo effetto. Ma qualcosa continua a sfuggirmi.
GAZA BLUES – ETGAR KERET, SAMIR EL-YOUSSEF
EDIZIONI e/o
PREZZO: € 8,50
I racconti di Etgar Keret sono tradotti da Alessandra Shomroni. Il racconto di Samir El-Youssef è tradotto da Claudia Valeria Letizia.
Potete trovarlo, per esempio, qui.