Il G20 di Cannes non sembra aver raggiunto obbietti concreti e soprattutto non sembra aver contribuito a dipanare i dubbi cinesi relativamente ad una convinta partecipazione nel salvataggio della zona EURO.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali da parte Europea che cercano di minimizzare l'evidente staticità sostanziale di questo vertice, la partenza "anticipata" della delegazione Cinese, sembra testimoniare l'idea che i cinesi a Cannes si siano limitati a rispettare il cerimoniale degli incontri bilaterali fissati senza alcun trasporto ed entusiasmo, quasi si fossero resi conto di essere stati spettatori di un ben altro (spiacevole) spettacolo del "Condominio Europa".
La decisione di aderire concretamente al progetto di salvataggio della EU è stato quindi ufficialmente rimandato ad altra data, sicuramente a quando gli europei chiariranno le reali intenzioni (ed interessi) dietro questo gioco delle parti che nei due giorni francesi alcune volte ha raggiunto livelli tragicomici.
Prima di tutto la Grecia: che lancia un referendum, poi lo annulla, poi lo rilancia e lo riannulla, in un balletto con tanto di fiducia parlamentare, di un Reality che non contribuisce a far comprendere se vorrà (o riuscirà) a rispettare gli impegni presi il 26 ottobre scorso in ambito EU.
Poi l'Italia: tutti concordano che il vero problema per l'area EURO sia l'Italia, paese che però non sembra riuscire a rassicurare nessuno, tanto che al G20 si è di fatto accettato (stabilito) il principio di commissariamento dell'operato di Governo nei prossimi mesi.
Vista l'instabilità e le nebbie che coprono gli sviluppi delle diverse iniziative degli stati membri, i Cinesi al momento hanno quindi deciso di stare alla finestra, sperando di ricevere chiarimenti veri nelle prossime settimane.
Ma il G20 non ha centrato anche un secondo obbiettivo caro alla delegazione cinese: l'aumento dei "diritti speciali di prelievo" (Sdr) che di fatto alimentano il Fondo Monetario Internazionale (FMI), istituzione ago della bilancia per mettere una pezza alla situazione europea e su cui si sta giocando il braccio di ferro tra Brics - paesi sviluppati nella definizione di nuovi pesi nella sua gestione.
Di contorno ma che conferma una situazione complessiva molto delicata, è anche il fallimento degli accordi sulla Tobin Tax che doveva attivare il principio di una maggiore pressione fiscale sulle transazioni finanziarie. Il non essere andati oltre le intenzioni, dopo le iniziali disponibilità pesanti come quella Americana, conferma che le intese su questo tema sono ancora in alto mare.
Per ora quindi solo una cosa è certa: i Cinesi stanno alla finestra sulle questioni del fondo salva stati Europei, riprendendosi l'autonomia di decidere in tempi migliori sul quando contribuirvi in maniera significativa.
Quanto questo G20 abbia quindi realmente contribuito a migliorare la situazione globale non appare chiaro, sicuramente ha contribuito ad evitare il baratro che l'eventuale conferma del referendum greco avrebbe potuto provocare, ma ha di fatto lasciato aperte tutte le questioni principali.
Una indecisione che può costare cara in termini finanziari, visto l'incalzare della speculazione che potrebbe trovare nuova linfa proprio da queste debolezze e poca chiarezza.
Qualcosa che in qualsiasi momento rischia di trasformarsi in paura o contagiosi attacchi di panico. Il tutto ben lontano dagli auspici che i Cinesi si attendevano con questo G20 di ratificare accordi che favorissero la crescita e la stabilità finanziaria a livello globale.
Ma evidentemente "Condominio Europa" non è ancora pronto per tutto ciò!