Gable era un uomo tutt'altro che socievole, poco istruito, forse un po' rude e molto ambizioso, che odiava gli eventi mondani perché lo costringevano a cortesie e sorrisi forzati. Poi c'era lei, che rappresentava tutto ciò che lui non era mai stato: colta, amante delle feste (ne organizzava di bellissime e originali) elegante e sofisticata.
I due si rincontrano quattro anni dopo, durante una festa organizzata al White Mayfair Ball. Accadde tutto in una notte: stretto in un frac che limitava i suoi movimenti, l'attore si trovava all'ingresso dell'edificio insieme ad alcuni colleghi quando, per puro caso, scosta lo sguardo verso un cocchio. Ed è lì che vede lei, avvolta in un lungo abito di chiffon bianco che lasciava intravedere le forme. Gable raccontano alcuni cronisti «rimase letteralmente ipnotizzato da quella apparizione, il viso immobile in una espressione di estasi. Le prese la mano, la condusse al tavolo, le piantò gli occhi addosso e non li distolse più. Dopo una buona mezz’ora di adorazione, le chiese di ballare, tra lo stupore di chi sapeva della sua ritrosia per le danze. Ballò per tutta la serata con Carole. Anche lei, tra le sue braccia, sembrava in estasi, ammaliata dai suoi grandi occhi saettanti, da quella faccia dura e inquietante, da '‘simpatica canaglia'’. Si capì subito che era scoccata la scintilla. Carole, ballando appassionatamente, non si accorgeva neppure delle pestate che i suoi piedini di fata ricevevano spesso dai piedoni di un cavaliere affascinante ma pessimo ballerino»
Carole riuscì in quella che sembrava un'impresa impossibile: con pazienza ed intelligenza trasformò Gable. L'uomo rude ed arrogante di un tempo lasciava il posto ad un nuovo Gable, più gentile, attento alle buone maniere ed anche alla sua immagine.
Carole invece rinunciò alla sua carriera ed anche ai salotti letterari, ma non alla cultura. Quando Clark era impegnato nei set, trascorreva molto tempo da sola nella fattoria che avevano comprato, e rimase molto turbata dalle voci che correvano sul conto del suo compagno: in quei giorni l'attore era impegnato sul set di Via col Vento e i giornali parlavano di una possibile relazione con Vivien Leigh (mai ufficialmente smentita dall'attrice). Così, una volta ottenuto il divorzio dalla moglie e in maniera del tutto impulsiva, approfittando di una sosta durante la lavorazione del film, si precipitò nella fattoria: «Pioveva a dirotto, quel giorno», racconterà poi Carole. «Clark guidava a velocità folle, in un mare di fango, attraverso quelle che erano ancora le praterie del vecchio West. Arrivammo a Kingman, nell’Arizona, che era già notte. Andammo a svegliare il pastore di una chiesetta sperduta nel buio, che sembrava davvero ai confini del mondo. ‘Dobbiamo sposarci’, disse Clark al reverendo. Ci sposò e ci ospitò pure per la notte. Il pranzo nuziale fu a base di pane e salame. E l’indomani Clark era sul set»
Felici ed innamorati dovettero fare i conti con qualcosa di più grande di loro: gli Stati Uniti erano entrati in guerra. Carole, da sempre molto attiva nel sociale, decise di partecipare ad un giro di conferenze per la raccolta di fondi in favore delle famiglie dei caduti. Ma durante una tempesta, l'aereo sul quale di trovava si schiantò contro una montagna.
Sconvolto dalla notizia della morte della sua Carole, Gable decise di entrare nell'aviazione “Lascio il cinema, parto per la guerra, con la sola speranza di non tornare vivo”. Ma non andò così: tornato dalla guerra, ad attenderlo a casa trovò una vestaglia bianca che avrebbe regalato a Carole al suo ritorno e un vecchio biglietto con su scritto solo due parole: ti amo.
Fonti: Gaetano Saglimbeni, Hollywood Love Stories. Storie d'amore dietro il grande schermo di Gill Paul