E’ emerso di recente attraverso una serie di indagini mirate e continuative che a Libreville, capitale del Gabon ,esistono organizzazioni malavitose locali, le quali coinvolgono ,da parecchio tempo ormai, nello sfruttamento della prostituzione, nel traffico di droga e in pratiche esoteriche, ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni, e in particolare coloro che frequentano le scuole cattoliche.
Diciamo subito che il cattolicesimo, o il cristianesimo in generale,in Gabon rappresenta per alcuni autoctoni, soprattutto se seguaci di religioni tradizionali (e ce ne sono tanti), il classico moscerino fastidioso nell’occhio.
La notizia è inquietante e richiede perciò attenzione speciale in quanto, così facendo, la verità vera e il rischio notevole è che si mina l’integrità fisica e morale di un’intera generazione se non di più di una.
Di contro all’impegno serio per un percorso formativo d’emancipazione e di crescita autentica della gioventù.
Il metodo è elementare, perché i giovani vengono avvicinati con il miraggio del denaro facile in un Paese di per sé ricco ma la cui la ricchezza è distribuita solo ed esclusivamente alle lobby politiche (e non), quelle vicine ad Alì Bongo, il padre-padrone di tutti i gabonesi.
Si sa che in Africa, e quindi anche in Gabon, le spese scolastiche per le famiglie sono particolarmente gravose e che, spesso, i figli di queste famiglie non possono avere ciò che il consumismo d’importazione ha portato fino laggiù.
Questo è il nervo scoperto che il mondo criminale utilizza per i propri profitti.
Un mese fa invece, in una plateale azione dimostrativa, sempre lo stesso presidente Alì Bongo, alla presenza di organizzazioni ambientaliste internazionali (maquillage politico), ha fatto bruciare in pubblico avorio per 4500 chilogrammi (la pila data alle fiamme contava 1200 zanne d’elefante e 17 mila pezzi di avorio lavorato con decorazioni, pronti ad essere esportati).
E l’esportazione dell’avorio, anche illegale, se riesce senza inconvenienti è un ottimo business e riguarda soprattutto i Paesi asiatici, che ne fanno grande richiesta.
Piccolo ma interessante codicillo a queste azioni non proprio legali è, in aggiunta, il traffico clandestino dell’iboga, una pianta,ultimamente dichiarata addirittura patrimonio nazionale, le cui radici hanno ottime proprietà terapeutiche nel campo della disintossicazione da droghe ,alcool e nicotina.
La stessa iboga però, se presa in dosi errate, può provocare allucinazioni.
L’utilizzo nel contesto locale ha, infatti, un senso, magari anche discutibile, proprio perché legato a pratiche esoteriche di un’antica cultura indigena.
Fuori da quel contesto purtroppo, e in mani senza scrupoli, può divenire, e lo diviene, ennesimo business.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
(ndr.) Nella foto in basso la pianta dell' iboga e il suo caratteristico frutto ovale.