C'era una stella sola e limpida nel cielo color di rose, un battello lanciò un addio sconsolato,e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.Memoria delle mie puttane tristi, Gabriel Garcia Marquez
Questo post è un po' diverso dagli altri, perché mi sento tanto triste mentre lo scrivo, anche se non è morto nessuno... nessuno, già ma stamattina ho avuto la notizia che una mente si è spenta.
So che può sembrare un'esagerazione la mia, ma leggere la notizia mi ha distrutta. Dopo Aureliano buendì, Santiago Nasar, Sierva Maria, ma anche Rebeca e sopratutto la mia Amaranta Ursula di Cent'anni di solitudine (l'ho nominata qui)
Gabo mi ha insegnato a vivere, cos'è l'amore, quello buono e quello cattivo ce distrugge, mi ha insegnato cos'è il tormento di un'anima, la morte. Grazie ai suoi libri ho scoperto una scrittura che sembrava sgorgarmi dall'anima... come vita, morte, gioia e amarezza s'intreccino.Mi ha iniziato alla scrittura, alla vita.
Cent'anni di solitudine è sempre stato nel mio cuore da quando l'ho letto, così come tutti i libri di Gabo, come altri, più di altri.
Non voglio analizzare la sua storia,i suoi libri, non posso dirgli addio perché forse è inutile, e non voglio dire 'meno male che ha scritto e io ho potuto leggere' perché semplificherei tutto. Oggi davvero sono triste, domani andrò avanti..
Grazie Gabo, per tutte le tue storie, per la tua scrittura. Grazie.