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Mi vorrei soffermare in primo luogo su questo romanzo-breve, racconto-lungo (chiamatelo come vi pare, tanto che cambia?), pubblicato prima del successo internazionale. Con uno stile essenziale e un linguaggio trasparente - come è l'essenza della vicenda -, l'autore ci racconta una storia di ingiustizia vissuta in prima persona da un colonnello in pensione. Costretto a vivere nella miseria insieme alla moglie, egli attende la lettera con il suo compenso da veterano, in quanto combattente nella guerra civile colombiana ("la guerra dei mille giorni"). Aggrappato a questa speranza, nonostante il pensiero della moglie che osserva la realtà con rabbia e rassegnazione, egli si reca ogni venerdì al porto, per chiedere di quella lettera che ogni venerdì non arriva. Concretamente, la speranza è rappresentata da un gallo da combattimento, a cui dedica le sue cure e che nutre rinunciando egli stesso al cibo, pur di guadagnare qualcosa. Questo gallo è il simbolo della tenacia, della forza, della voglia di non arrendersi, ma anche ricordo del figlio. Diviso in capitoletti privi di numero o titoli, il racconto, breve e semplice, procede senza interruzioni, ma va letto con molta attenzione per poter cogliere i taciti riferimenti e contrasti, tra cui l'analogia matrimonio-funerale, il contrasto vita-morte, passato-presente, illusione-realtà, oltre ai diversi oggetti-simbolo, quali l'ombrello. Il tempo ripetitivo, che cambia senza cambiare, la memoria, i sentimenti umani (la solitudine, la speranza, lo sconforto...) e il contesto storico-culturale si profilano già come colonne portanti di tutti i suoi lavori.
La capacità di questo autore è quella di non ripetersi mai e riuscire a sorprendere ogni volta, sebbene le tematiche che gli stanno a cuore possano essere le stesse. In quest'altro capolavoro, ad esempio, egli annuncia sin dal titolo la fine del libro: già sappiamo che qualcuno morirà. Ancora una volta, Gabriel García Márquez sa giocare con il tempo attraverso la narrazione, ma in modo nuovo. L'influenza della sua attività di giornalista è evidente nell'intento di scrivere una "cronaca" e di illustrarla, dunque, da un punto di vista oggettivo. A tal fine, egli crea un variegato insieme di punti di vista per far ricostruire al lettore i fatti accaduti.
(El amor en los tiempos del cólera)
1985
Opera corposa, quasi quanto "Cent'anni di solitudine", ma decisamente meno impegnativa dal punto di vista dell'intreccio, "L'amore ai tempi del colera" è il racconto originale di una storia d'amore, perché anche le cose più banali, se rielaborate dalla penna di Gabriel García Márquez, diventano originali. Anche qui il tempo (e l'attesa) assume un ruolo primario e i riferimenti al contesto caricano della storia di un livello ulteriore.
Credo che ogni singola opera scritta da un grande come lui vada letta, proprio perché la grandezza degli autori la si riconosce nella capacità di trasformarsi ogni volta e di conservare uno stile personale senza mai essere ripetitivo e prevedibile. Un esempio, un maestro, un creatore.