Fra poco più di tre mesi cominceranno le ricerche vere e proprie. Prima GAIA, il gioiellino dell'ESA, dovrà posizionarsi nel punto Lagrangiano L2, è una regione di equilibrio gravitazionale nel sistema Terra-Sole.
di Eleonora FerroniCos’è il punto L2? Si tratta di una regione di equilibrio gravitazionale nel sistema Terra-Sole scoperta da Lagrange, l’astronomo italo-francese che la calcolò nel Settecento, dove l’attrazione gravitazionale del Sole e della Terra si bilanciano quasi esattamente. È stato scelto questo punto proprio perché da qui sarà più facile osservare e studiare la nostra galassia: in orbita attorno alla Terra, infatti, il satellite finirebbe periodicamente in ombra e verrebbe continuamente disturbato.
Il 22 dicembre si è conclusa la fase LEOP (Launch and Early Orbit Phase) e da allora gli ingegneri dell’ESOC hanno preso il controllo degli strumenti di bordo per controllarne il funzionamento. Inizialmente, infatti, GAIA ha viaggiato con un moto inerziale, quindi non controllato. È iniziata poi la fase di rodaggio, che durerà quattro mesi e mezzo, in cui gli strumenti, dopo essere stati calibrati, inizieranno a raccogliere dati. Tra il 6 e il 9 gennaio, infine, avverrà il posizionamento sul punto orbitale L2.
La missione di Gaia durerà 5 anni e studierà oltre un miliardo di oggetti presenti nella Via Lattea, fornendo misure di posizioni, distanze e movimenti (astrometria), intensità della radiazione emessa (fotometria) e infine le caratteristiche della radiazione emessa alle varie lunghezze d’onda (spettroscopia). GAIA sarà alimentato a energia solare: il satellite è dotato, infatti, di uno schermo solare di dieci metri di larghezza (a forma di ombrello )sul quale sono stati montati 6 pannelli solari. L’ombrello proteggerà il satellite dalla radiazione solare impedendo il suo riscaldamento e quindi migliorando le osservazioni. Nel frattempo sono in corso diversi test su antenne e apparecchiature in preparazione dell’arrivo a L2.
Le ricerche avverranno tramite due telescopi montati a bordo, puntati in due direzioni diverse e che ruoteranno ogni sei ore per avere la massima visuale possibile del nostro cielo. La missione durerà diversi anni, in modo tale da poter rilevare gli spostamenti delle stelle e anche i più piccoli cambiamenti nella Via Lattea. Fra 5 anni gli scienziati mapperanno in 3D la nostra galassia come mai è stato fatto finora e l’Italia è al centro del progetto: uno dei luoghi di raccolta dati è il centro Altec di Torino. Sono coinvolti, inoltre, centinaia di ricercatori italiani, coordinati dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
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Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni