Gaja Cenciarelli improbabile scrittrice per delle Brigate Rosse che non esistono

Creato il 24 giugno 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Gaja Cenciarelli - Sangue del suo sangue

Gaja Cenciarelli è in libreria con “Sangue del suo sangue”, un romanzo sulle Brigate Rosse forse. Stucchevole e ridicolo purtroppo. I personaggi sono monodimensionali, appena abbozzati, spesse volte introdotti e fatti scomparire dal plot narrativo senza un vero e proprio motivo.

La Cenciarelli si affida a tanti e tanti flashback nel vano tentativo di scrivere una storia compiuta che abbia un inizio e una fine. In verità “Sangue del suo sangue” risulta essere uno spargimento di inchiostro e parole; la trama difficile individuarla, abbozzata e confusionaria com’è. Le BR che l’autrice racconta, molto semplicemente, non esistono né sono mai esistite. Non è neanche possibile parlare di una storia che con la scusa del terrorismo tenti di parlare della personale tragedia di Margherita, la protagonista di questo canovaccio male aggiustato. I personaggi appaiono e scompaiono secondo un indefinito capriccio, e sempre sparano battute a raffica, in uno stile ben al di sotto di certi romanzetti da edicola tipo ‘Segretissimo’: “Maledetto frocio”, gli ringhia contro Massimiliano. “Come ti viene in mente di chiamarmi amore?”. “Perdonami, ti prego”, Roberto implora ma Massimiliano fiuta il sangue e si sente inebriato, il suo desiderio si trasforma in violenza. Mentre guarda Roberto, Massimiliano gli sputa in faccia, gli grida che quello è l’unico modo che ha per perdere sangue, maledetto frocio, ti piacerebbe essere donna, vero?(pag. 104)
E ancora: “Vieni qua puttana”, Massimiliano lo prende per il collo, se lo trascina dietro per tutto il pavimento, lo mette in ginocchio davanti a sé. Gli guarda per un attimo le cosce muscolose nei jeans macchiati di sangue e ha voglia di usare il coltello. “Perdonami, io ti amo”, ulula Roberto. “Se mi ami davvero apri la bocca”, gli dice Massimiliano. Roberto obbedisce. Massimiliano gli infila in bocca il cazzo, sente sul glande la lingua calda di lui…” (pag. 104) Non volgare ma trash e di più forse, nel vano tentativo di imitare la parlata boccaccesca e violenta di certi film di Quentin Tarantino. Ma Gaja Cenciarelli non ha un’unghia del talento di Tarantino, e non è nemmeno una Truman Capote in gonnella per un ‘romanzo verità’. L’autrice non sa conferire ai dialoghi alcuna parvenza di veridicità, foss’anche e solo una veridicità artificiosa prostituita all’economia dell’arte.

I personaggi non hanno carattere, e quando sì e lo tirano fuori par esser stato strappato da un filmaccio à la Ed Wood. Del tutto assente una qualsivoglia analisi psicologica dei protagonisti, che eppure si muovono come marionette in uno scenario confusionario e irrealistico.

Se il plot narrativo è un disastro su ogni fronte, lo stile non fa eccezione; ma è più corretto dire che Gaja Cenciarelli manca di sapienza scrittoria ragion per cui è portata a far ampio abuso d’un inutile quanto retorico registro minimalista: Il senso di disagio di Margherita aumenta. Il prurito la sta uccidendo. Soprattutto alle gambe. Dev’esserci qualcosa che le fa allergia. Il mio corpo che esiste, si ribella. (pag. 215)

Con gran pomposità la quarta di copertina recita: “…rovescia i luoghi comuni sul terrorismo, attraverso gli occhi ingenui e impietosi di una sua presunta vittima.” Ma la vittima è solo l’eventuale lettore del libro di Gaja Cenciarelli, che purtroppo dovrà fare i conti con valanghe di snervanti cliché da soap opera di serie B oltreché con un imprecisato numero di falsità storiche.

La trama in quarta di copertina è in realtà il meglio e l’unica parte leggibile del libro: “Fin da piccola Margherita è stata terrorizzata dal padre, il generale Scarabosio, che le impone una disciplina claustrale. Ma anche dopo l’assassinio di lui per mano delle Brigate Rosse, la sua vita è una successione di divieti. Fino al giorno in cui Pierfrancesco – un giovane opportunista da cui si crede amata – la convince a trasferirsi a Roma per diventare presidentessa del Comitato per il Sostegno ai Famigliari delle Vittime delle BR, fiore all’occhiello della campagna elettorale di Bruno Chialastri, imprenditore a servizio dei potenti e suo capo. Ciò che Margherita non sa è che la segretaria personale di Chialastri, è infiltrata da un gruppo armato che s’ispira alle BR e che lo vuole uccidere proprio la mattina delle elezioni del 2006. Come presidentessa del comitato si trova impegnata a difendere la memoria di un padre che odiava, mentre si lascia piano piano coinvolgere in una congiura di segno opposto.”

Nei ringraziamenti Gaja Cenciarelli scrive: “Il titolo della tesi di laurea di Milla mi è stato ispirato […] Demetrio Paolin”. Milla si laurea nel 2006 con una tesi sulla letteratura italiana negli anni di piombo. Sappia il lettore che questa letteratura non è mai esistita; è invece vero che siamo di fronte a una boiata messa in piedi a uso e consumo d’una intellighenzia ultrasinistroide e revisionista. L’autrice ringrazia ancora “Giulio Mozzi e Francesca Serafini per i consigli e Giuseppe Genna […] Stefano Mazzoni, che quel giorno mi ha aiutata a sciogliere i nodi di una trama complicata”, ma anche “Rossella Messina, Federico Miozzi e Alessandro Simonato per la lettura… Chiara Valerio…”. La lista dei ringraziamenti e spaventevolmente lunga; ed allora è logico domandarsi, con finta ingenuità, come così tante persone abbiano avuto il coraggio di non correggere almeno per sommi capi il pasticciaccio che è stato infine pubblicato per le edizioni Nottetempo.

“Sangue del suo sangue” di Gaja Cenciarelli non è un romanzo e se lo è, è comunque illeggibile e solo armati di tanta santa pazienza e massicce dosi di Maalox si riesce a digerirlo (almeno in parte). Gaja Cenciarelli avrebbe dovuto lavorare molto di più sulla trama oltreché sullo stile: così com’è il libro è un fascio di fogli rilegati e basta. E ahinoi il sangue della Cenciarelli, per buona norma, non è stato nemmeno stampato su carta riciclata; chissà quanti alberi abbattuti, piange davvero il cuore.

Sangue del suo sangue – Gaja Cenciarelli – edizioni Nottetempo – collana narrativa – 1ma edizione 2011 – ISBN 978-88-7452-284-2 – pagine 344 – € 16,50


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