Sabato si è giocata l’ultima partita di un complicato campionato turco, che alla regular season ha fatto seguire delle pool per assegnare scudetto e partecipazione alle competizioni europee (gironi all’italiana da 4 squadre, con doppie andata e ritorno). A contendersi il titolo in un derby infuocato, Fenerbahçe e Galatasaray: a quest’ultima sarebbe bastato un pareggio, la partita è poi finita 0-0; e al fischio finale, i tifosi giallo-azzurri di caso hanno scatenato l’inferno, occupando il terreno di gioco anche per evitare che agli arcinemici giallo-rossi – che profanazione! – fosse consegnato proprio lì il trofeo appena vinto. Gli scontri con la polizia sono proseguiti anche al di fuori, il bello è che noi abitiamo praticamente nel quartiere del Fenerbahçe e a una passeggiata di distanza dallo stadio: i tifosi li incrociamo sempre per strada, verso la partita o di ritorno (i facinorosi erano altrove, sabato sera abbiamo constatato solo facce depresse). Tutto questo preambolo per parlare d’altro: del grandissimo tifoso del Galatasaray che – in pieno quartiere del Fenerbahçe, proprio nel palazzo dove abitano i genitori della mia fidanzata – ha esposto un bandierone che copre tutti e due i piani del suo duplex; oggi pomeriggio vado a controllare se c’è ancora o gliel’hanno bruciato, magari scatto una foto (complimenti anche al neo-campione e mio ex portiere Muslera, che aveva combinato una delle sue atroci muslerate ma che è stato inspiegabilmente graziato dall’arbitro).