Stamattina sono stata in piscina. A centro vasca ad un certo punto mi son fermata perché una domanda mi ha all'improvviso occupato la mente. Ancora cercavo di comprenderla che già avevo ripreso a nuotare con più forza. La domanda era: nuoto per galleggiare o per gareggiare?
Il punto è che siamo tutti nelle stesse acque se vogliamo. Ma ognuno in condizioni diverse. Ma la cosa che dovrebbe effettivamente accomunarci/distinguerci è proprio l'intenzione.
Nuotiamo solo per stare a galla e fare le vasche che abbiamo nelle gambe e nelle braccia o nuotiamo per allenarci, per primeggiare, per stare bene con noi stessi, per fare più vasche possibile...?
E ho realizzato cosa ho fatto negli ultimi anni. Tanti anni.
Ho realizzato che quando ci lasciamo andare all'apatia e ci diamo alla filosofia del "mo vediamo" - beh, quando lo facciamo- stiamo facendo una scelta inconscia. Stiamo inconsciamente scegliendo che siano gli altri e gli avvenimenti a decidere cosa sarà di noi. Noi... cerchiamo solo di rimanere a galla. Ma è questo che vogliamo davvero? E' questo che siamo? Creature fatte per lottare una vita semplicemente per restare a galla? E non sarebbe forse meglio a quel punto mandare giù acqua- più acqua possibile- e lasciarci cadere sul fondo?
Forse no, perché probabilmente potremmo voler evitare che qualcun altro ci salvi. Perché se qualcuno ci salvasse...poi avremmo modo di vergognarci di noi stessi, di dover esser grati a qualcuno, di dover dimostrare qualcosa...
Oppure...potrebbe anche accadere che la botta sul fondale ci incitasse a darci una spinta per riportarci su, magari con una ritrovata voglia di farcela.
E' la molla che manca.
Non si torna mai indietro purtroppo.
Ma non siamo niente se cerchiamo solo di galleggiare.
E' tempo di cominciare ad allenarsi per gareggiare. A galleggiare... abbiamo già imparato. Bisogna aggiungere qualcos'altro, vincere qualche paura...