Sono queste le opere che aprono la bellissima mostra di Della Torre presso la Galleria Marini di Milano (in via Appiani 12), visibili fino all’11 aprile: una mostra di opere sceltissime, fra oli e pastelli della più felice stagione artistica del maestro, in larga riconducibili ad una coerente scelta collezionistica. Si può dire, senza esitazione, che si tratta della mostra più bella di Enrico Della Torre che si sia vista negli ultimi anni, sia per ampiezza sia per selezione di opere. Si comprende bene, immergendosi nel mondo acquatico e visionario di queste opere, il significato di quella che Elisabetta Longari, nel saggio che accompagna il catalogo, ha definito «una sensualità trattenuta, riservata, contenuta come vibrazione nell’intercapedine dei colori, come carica nella disponibilità al cambiamento delle forme» (p. 11). Il riferimento è chiaramente alla produzione di quel trentennio, in cui l’artista recupera, sotto i nume tutelare di Paul Klee, una dimensione “da camera”, da piccolo formato.
Enrico Della Torre, VIPERE, 1981, olio su carta intelata, 27 x 29,5 cm
Come fece notare Vanni Scheiwiller, le mode degli ultimi anni Sessanta sono passate senza lasciare traccia alcuna nell’animo di Della Torre, né nel linguaggio, né nei procedimenti esecutivi e, di conseguenza, creativo immaginativi. Piuttosto che cedere ai movimenti di tendenza, infatti, imbocca una strada difficile e aristocratica; torna alle radici dell’astrazione per ripartire in modo nuovo, cercando un linguaggio che consenta uno scandaglio interiore, che dia un ordine a un immaginario onirico che, dalla grafica alla pittura, non dialoghi con l’esterno, ma che ne interiorizzi le forme e le strutture per riproporle, depurate, in un alfabeto di segni fluttuanti in, cui, come osserva sempre la Longari, «Lo spazio respira. Le superfici decantate di Della Torre non hanno mai il pondus gravoso di certo informale, neppure negli anni “caldi”» (p. 27).
Comincia così a profilarsi una storia dell’arte parallela a quella istituzionalmente codificata dai manuali: una storia della produzione artistica contemporanea che continua a coincidere, senza deroghe, con la storia della pittura e con una fedeltà al mestiere, per quanto riveduto e ripensato alla luce della lezione delle avanguardie. C’era stata la mostra di Sutherland, curata da Russoli, a Torino, nel 1964, fra gli eventi determinanti per quei pittori: l’incontro con il pittore inglese non aveva stravolto repentinamente il loro modo di dipingere, bensì aveva agito a rilascio lento. Una storia della fortuna visiva di Sutherland in Italia, ad oggi, non è mai stata scritta (al pari di quella di Bacon), perché da inseguire lungo un filo sotterraneo, come nella Vita delle forme di Focillon: certe espressioni sono come rivoli sotterranei, pronti a rispuntare in superficie quando li si credeva non più ravvivabili.
Enrico Della Torre TRITTICO, 1982, olio su carta intelata, 18 x 37 cm
In questo modo, le eco di Sutherland si potranno ritrovare in alcuni pastelli di Della Torre degli inoltrati anni Settanta, ormai del tutto metabolizzati e fusi in un proprio linguaggio, all’interno di una tavolozza diluitissima, fatta di toni smorzati figli di quella “pittura di luce” dei primitivi italiani: non a caso, forse, Beato Angelico, con la sua nitida ma rarefatta tavolozza, è fra i pittori di cui Della Torre tiene alcune riproduzioni appese nel proprio studio, insieme a Cézanne e a una riproduzione di un crocifisso romanico. Del resto, sono chiare le radici di questa pittura nell’automatismo surrealista, in quel fluire spontaneo e leggero della mano che genera un mondo onirico tramite la linea e il colore. C’è una sorgente creativa spontanea dentro il mondo “acquatico”, talvolta addirittura notturno, di Della Torre; è quel fluire continuo e naturale che rende i suoi processi immaginativi così imprendibili e difficilmente riducibili ad un sistema categoriale. Quel “pianissimo” musicale dei suoi oli e dei suoi pastelli, pienamente lombardo nell’accordo cromatico tonale e lacustre, cattura l’osservatore in una dimensione atemporale, che segue un proprio sviluppo metamorfico lento e imprevedibile, costellato di “occhi” di memoria vegetale, ma privo di legami filologici con la botanica.
Sarebbe lungo, e richiederebbe molta maggior cura di quanta questa breve nota consenta, mettere a fuoco tutti i caratteri di questa stagione di Della Torre, ragionando su quei formati insolitamente allungati, quasi un vero e proprio spartito, che fanno la comparsa in questo momento: chiari indici di una volontà di lettura narrativa del dipinto e di una scansione progressiva del racconto, come se il percorso dell’occhio accentuasse quella sensazione di improvvisa metamorfosi che ci si aspetta accadere da un momento all’altro. Come se nelle acque dell’Adige dovessero sbucare, all’improvviso, le sue vipere bianchissime, o il pesce d’oro che occhieggia in una selva di graffiti. Ma si sa che Della Torre, con la sua pittura, è un poeta.
Luca Pietro Nicoletti
Enrico Della Torre, OMAGGIO A JEAN VERMEER, 1974, olio su tela, 45 x 60 cm
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Enrico Della Torre
Enrico Della Torre nasce a Pizzighettone (Cremona) il 26 giugno 1931, vive a Milano. Compie i suoi studi artistici a Milano, diplomandosi nel 1951 al Liceo di Brera e, quattro anni più tardi, all’Accademia di Belle Arti. Si dedica alla pittura, al disegno e all’incisione ed il suo lavoro viene segnalato con il conferimento di diversi premi. Presentata da Guido Ballo, allestisce nel 1956 la prima mostra personale presso la Galleria dell’Ariete di Milano. Nel 1957 vince il secondo Premio per la Litografia alla Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Venezia e nel dicembre dello stesso anno soggiorna brevemente a Parigi. A partire dal gennaio 1958 la sua arte si rinnova, facendosi più chiara e analitica. Nel 1960 riceve il primo Premio San Fedele di Pittura a Milano. I viaggi in Germania nel 1961 segnano l’inizio di un proficuo dialogo con la cultura tedesca. Il 1968 è l’anno in cui approda all’espressione di un proprio mondo, popolato spesso da personaggi inediti, scaturiti dalla fantasia creativa dell’artista e da un lento processo di metamorfosi. Scopre l’universo misterioso degli zoofiti e delle chimere. Nel 1971 incontra il pittore americano Mark Tobey il quale aveva già mostrato interesse per il lavoro di Enrico Della Torre acquistando un suo dipinto esposto alla Galerie Suzanne Egloff di Basilea. Il decennio è fitto di mostre personali e collettive sia di pittura sia di incisione, in Italia e all’estero. Nel 1972 espone un gruppo di opere alla X Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma e nel 1974 è presente alla mostra “La ricerca dell’identità” al Palazzo Reale di Milano. Nel 1987 Erich Steingräber organizza una mostra itinerante di dipinti, pastelli e incisioni di Della Torre degli anni 1958-1986, allestita inizialmente presso la Neue Pinakothek di Monaco di Baviera e poi trasferita in altre città della Germania. Nell’anno seguente espone a “Di segno italiano – Italienische Zeichnungen 1908 – 1988” nei Musei di Francoforte, Berlino e Zurigo. E’ del 1989 la mostra a Parma “Le strade, dieci pittori a Milano”, a cura di Arturo Carlo Quintavalle e nell’occasione dona tutte le trentasei opere esposte al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Espone a: “Il miraggio della liricità. Arte astratta in Italia “al Liljevalchs Konsthall, Stoccolma (1991); ”The Artist and the Book in Twentieth – Century Italy” al The Museum of Modern Art, New York (1993). Nel 1999 è nominato Accademico Nazionale di San Luca. L’anno successivo Sandro Parmiggiani cura una grande esposizione antologica a Palazzo Magnani, Reggio Emilia. Nel 2001, a seguito della donazione da parte dell’artista di più di cento tra opere uniche e incisioni, viene costituito il Fondo Enrico Della Torre presso il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona. Nel 2008, presso la Biblioteca Statale di Cremona, è costituito un Fondo composto da un cospicuo numero di libri d’artista. Nel 2011 è invitato alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Venezia, presentato da Ernesto Ferrero. Per i suoi ottant’anni, tra il 2011 e il 2012 gli viene dedicata in Germania un’esposizione itinerante dei dipinti più recenti, organizzata dalla Frankfurter Westend Galerie di Francoforte. Nello stesso 2012 viene pubblicato dall’editore Skira il volume “Enrico Della Torre. Catalogo generale dell’opera grafica, 1952-2012”.
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Galleria Marini di MILANO
Enrico Della Torre OPERE 1969-1990
dal 21 febbraio a giovedì 11 Aprile 2013
In seguito alle numerose richieste, la mostra è prorogata fino all’ 11 Aprile 2013
ORARI DI APERTURA:
dal lunedì al venerdì 15.30 – 19.30 – sabato 10.30 – 12.30 15.30 – 19.30
Galleria Marini
Via Andrea Appiani, 12, 20121 Milano (MI)
http://www.galleriamarini.it/
galleriamarini@galleriamarini.it
Tel: +39 02 36751871
Mobile: +39 3427624299
Galleria Marini Milano arte contemporanea
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Luca Pietro Nicoletti per la recensione alla mostra alla Galleria Marini di MILANO, Enrico Della Torre OPERE 1969-1990.
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