Gambale, te possino…

Creato il 20 marzo 2013 da Scribacchina

Scoprire che ieri sera, mentre me ne stavo lieta e pacifica col mio basso nero e con una manica di bluesman de noantri, quel diavolo di Gambale teneva banco al Blue Note non è una bella cosa.
Scoprire che sul palco c’era anche Otmaro Ruiz è una cosa meno bella della precedente, se possibile.
Scoprire che al fianco di questi due c’era pure quel dannatissimo bassista che fa Alain di nome e Caron di cognome è quella che in maniera molto elegante definirei «la peggio cosa, ma proprio peggio».
… Dove caspita ho la testa quando mi arrivano le newsletter con le programmazioni dei locali milanesi?

Ascolto questo live e mi chiedo quale alchimia sia in grado di legare così straordinariamente Gambale e Caron sul palco.
Forse è la stessa alchimia che li fa convivere all’interno della mia piccola vita.
Strane casualità.
Caron l’avevo scoperto in maniera abbastanza curiosa, per una che vorrebbe fregiarsi del titolo di «bassista».
Gambale invece lo conobbi tantissimo tempo fa, avrò avuto sì e no 14 anni: volevo prendere lezioni di basso, ma non c’erano insegnanti bassisti in circolazione (non ancora). Con tutte le rassicurazioni del caso, venni affidata ad un chitarrista che aveva venduto l’anima al diavolo pur di suonare come Frank Gambale. Fortunatamente restai a lezione da lui meno di un anno… però mi ritrovo a pensare quanto sarebbe stato simpatico sentire una bassista alle prese con lo sweep picking.
Scommetto che qualche temerario mi avrebbe soprannominata «Franchina».
Terrificante.
Più terrificante ancora: pensarmi con in mano un plettro.

A margine, noto come ci siano pochissimi punti in comune tra me e Alain Caron, primo tra tutti quel Furlanetto-bisonte a sei corde, pure fretless. Eppure… a ben guardare, le casse e testate dietro le sue spalle me lo fanno sentire molto meno lontano.

Bonne nuit, soliti lettori.


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