L’inverno non solo sta arrivando, ma ora anche una lunga notte, fatta di buio e di paura sembra stagliarsi nel futuro dei sette regni.
La serie tv record (di spettatori nella storia della HBO e anche di download) ha sigillato con la terza stagione un successo che va al di là di pubblico e critica, incontrando lo status di serie evento e di ormai mania collettiva.
Game of Thrones potrebbe quindi essere l’erede di Lost, non tanto come tematiche o ambientazioni, ma come telefilm capace di catalizzare attenzione, frenesia e dubbi ad ogni episodio. Certo, il paragone è di quelli pesanti, ma girando per la rete è lampante l’interesse ad essa dedicata e nonostante qualche episodio lento e –volutamente- intricato, il tasso di attesa e di attese è davvero alto, e, se da una parte la lista sempre più lunga di personaggi coinvolti nel gioco potrebbe creare ancora più confusione, dall’altra il modo magnifico di intersecare le varie vicissitudini rende onore alle gesta dei romanzi di George R. R. Martin.
Questa terza stagione, dopo una prima fulminante e dopo una seconda più lenta e meno avvincente che si è saputa poi riscattare nel finale, continua a mietere vittime tra il cast principale regalando momenti di dolcezza alternati ad alcuni di crudele efferatezza. Oltre al copioso sangue versato nel nono episodio, dove molte speranze vengono infrante e ci si chiede in ogni modo possibile cosa possa succedere ancora, Il trono di Spade deve la sua forza nel saper delineare con netta precisione i suoi personaggi. I cattivi sono davvero dei cattivi, re Joffrey è uno di quei protagonisti così odiosi e odiabili che non si lasciano mai andare a un vero momento di romanticismo, nemmeno quando sembra arrivare l’amore. Così come gli altri quindi, che si fanno carico man mano di portare alti determinati valori (la lealtà, la bontà, la vendetta, la religione), il vasto cast della serie si muove su rotte ben precise, sfiorandosi senza mai incontrarsi. La lotta, la guerra, per avere il trono forgiato continua al di qua e al di là dal mare e non si può negare come le figure femminili spicchino all’interno di questa stagione: c’è Margaery Tyrell futura regina davvero ammaliante e capace di domare uno spirito altero come quello di Joffrey, c’è Arya, che è dovuta crescere in fretta per affrontare, sola, le più impensabili delle avventure e disavventure, e infine c’è lei, Daenerys Targaryen, portatrice di speranza e di libertà, come un’antica e più femminile Spartacus.
Loro, assieme a altre comprimarie, sono le vere paladine di questa stagione, che con le loro vicende appassionano, mentre tra gli uomini continua a splendere la luce di Tyrion, ancora una volta distante dalla crudeltà della sua famiglia.
Tra intrighi, matrimoni e colpi di scena impossibili da riassumere senza spoiler, questi 10 episodi sono letteralmente volati, tra ambientazioni sempre più da sogno e una realizzazione che ormai non ha assolutamente nulla da invidiare a quella di un film cinematografico. Ora non resta che aspettare altri 9 mesi per vedere alla luce una continuazione che, visto il finale sanguinolento e ricco di pathos, promette già scintille.
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