Di Mark Neveldine e Brian Taylor, registi di questo “Gamer“, avevo già visto il precedente “Crank” che mi aveva lasciato assai perplesso.
L’idea di “Crank“, lo ammetto, non era male, la costrizione all’adrenalina del protagonista, intossicato con una droga, era un espediente narrativo che offriva tante possibilità, d’altronde ogni action movie è dominato da una istanza “adrenalinica” che, almeno per lo spettatore, deve essere soddisfatta.
L’esecuzione di “Crank” era, secondo me, pessima: un estetica volgare e rumorosa, con poca ironia e tante cadute di stile.
Un brutto videogioco con il joystick dal lato sbagliato dello schermo.
Eppure ho letto alcune recensioni favorevoli.
Con “Gamer“, Mark Neveldine e Brian Taylor giocano la carta dell’universo “distopico” collocato nel 2034, intersecato con un reality game in cui tutti sono impegnati in video giochi on line più o meno violenti.
L’idea non è esattamente originale, la messa in scena è esplosiva, sequenze veloci, tendenti ad un ritmo adrenalinico talmente concitato che la storia lascia per strada le basi del soggetto e l’idea stessa del film sbiadisce velocemente trasformandosi, in modo quasi premeditato, in un orpello facilmente sacrificato.
E’ un peccato perché le idee, e le visioni efficaci, non mancano come, ad esempio, le sequenze del gioco “Sims like” della protagonista. Menzione speciale per il guizzo di un cattivissimo Michael C. Hall che danza perfido sulle note “I’ve got you under my skin”, momento cult.
Per rivederlo basta You Tube e non necessariamente la visione di un film un po’ inconcludente che dopo un mezz’ora viene a noia.