Ecco il testo della recensione. Buona lettura!
Gare de Nice-Ville. Il viaggio, di Angelo Ricci, quando l'erotismo si fa conoscenza
di Roberta De Tomi
Non è in cerca di risposte, né ha intrapreso un viaggio iniziatico. La prostituta protagonista di Gare de Nice-Ville. Il viaggio (Errant Editions), racconto di Angelo Ricci, è diretta verso una meta precisa. È una donna bellissima, consapevole di sé e del proprio corpo; un corpo voluttuoso ma, al contempo, “pensante”, ben lontano dall'essere oggetto, o schiavo dei propri impulsi. Proprio dal corpo erotico s'innesta il percorso di una conoscenza che s'irradia al lettore, ipnotizzato da una penna ammaliante.Non ci sono cavilli morali o considerazioni “perbeniste” nei pensieri che si srotolano nella mente della prostituta, protagonista di Gare de Nice-Ville. Il viaggio. La donna, io-narrante capace di catturare il lettore nella sua rete seduttiva, è una creatura che non si lascia etichettare; e, tuttavia è definita e compiuta, capace di percezioni che non la imprigionano nella rete delle convenzioni sociali, ergendosi in tutta la sua (cito il testo) “orgasmica fierezza”.
Il viaggio fisico che la protagonista del racconto (edito in formato e-book) di Ricci intraprende, non corrisponde a un'iniziazione. La donna si rivolge al suo Petit Chou (dal francese, piccolo tesoro) che sta per raggiungere, e su cui intesse una serie di considerazioni che s'intrecciano a quello che accade durante il tragitto. In questo procedere si crea un parallelismo tra la vita della donna e il percorso, che nelle fermate, trova i propri momenti apicali. Le stazioni sono "luoghi di frontiera", osservati dagli occhi disincantati di una creatura che ha il coraggio di immergersi in vie oscure, per poi riemergerne sempre a testa alta.
La sensualità vibra nell'attesa di arrivare a destinazione. A questa dimensione sospesa si contrappone quella reale del desiderio espresso da alcuni viaggiatori che hanno capito chi è “quella meravigliosa creatura”. Ma la donna non è accessibile a tutti, questo lo colgono subito, e il desiderio bruciante si traduce nella rinuncia castrante. Questa inaccessibilità sembra conferire alla prostituta un potere che si traduce nel senso di sicurezza espresso al lettore senza troppi sotterfugi linguistici. Tuttavia, in questo viaggio, la presenza-assenza dell'amante, si traduce nell'anelito alla meta. A lettura terminata, tra i mille quesiti, uno in particolare coglie il lettore. Arrivata a Gare Nice-Ville... cosa accadrà alla protagonista, ricongiunta finalmente al suo Petit Chou?
Su una trama costruita su un “crescendo dei sensi”, s'innestano i moti di un racconto intriso di un erotismo, sottile ma non troppo, giocato sull'elemento-chiave dell'attesa,. La resa magistrale del personaggio/io-narrante è il prodotto dall'abilità con cui l'autore, nel descriverne il prorompente (ma raffinato) erotismo, lo rende tanto più inafferrabile. Il lettore si sente trascinato nel mondo di questa creatura, avulsa, sia da considerazioni intrise di beceri moralismi, che da certo erotismo "clichettaro" presente in tanta letteratura contemporanea, di genere o mainstream, basata su personaggi patinati, spesso piatti e banali.
Il racconto di Angelo Ricci, scritto con un'eleganza priva di artifici, si presta a una lettura che colpisce pelle, cuore e testa. Scivola via, instillando quesiti, ammaliando lettori e lettrici, senza mai scadere nel volgare, pur presentandosi in diversi punti audace. Lo scrittore sa raccontare, oltre il mestiere, restituendoci il ritratto compiuto di una prostituta che non sfida la società, né è in cerca di un'elevazione morale. Semplicemente vive e, nel viaggio, trae dal se stessa, dall'erotismo, le ragioni della conoscenza; perché il sesso è anche conoscenza e consapevolezza di sé.