Gas, emergenza o speculazione?

Creato il 07 febbraio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Non c’è dubbio che l’ondata record di freddo siberiano stia causando inconvenienti che non si vedono da decenni. C’è invece una situazione ciclica che torna non appena i termometri rimangono sotto zero per diverso tempo: l’emergenza gas.

Il consumo ha toccato picchi da urlo: 440 milioni di metri cubi al giorno. Si tratta della cifra più alta mai registrata. A questo, però, non corrisponde una maggiore fornitura, anzi. La Gazprom, il colosso del gas russo, da qualche tempo ha i rubinetti verso l’Europa semichiusi.

Colpa delle manovre elettorali (Putin ha assicurato che la priorità è la Madre Patria Russa, che in alcune zone tocca i -50°) e del dedalo politico-economico. Al di là del fatto che è sempre conveniente tenere sotto scacco un intero continente, Gazprom gradirebbe molto qualche accelerazione nel progetto South Stream, il gasdotto compartecipato dall’Eni che dall’Austria e dalla Puglia arriverebbe nel Sud della Russia via Balcani e Mar Nero, e punta, nel futuro prossimo, a vendere molto più gas all’Europa, magari grazie ad una seconda linea nel Nord.

La bagarre si traduce in una diminuzione del 10% per l’Europa. Secondo i dati Snam, è arrivato il 17,9% di gas in meno attraverso il passo del Tarvisio e il 12,2% tramite Passo Gries. Il calo totale è del 15,7%. A ciò va aggiunta la criticità del rigassificatore di Rovigo: a causa del mare grosso le navi non possono attraccare e lo stabilimento funziona solo al 20%. 

In virtù di ciò, il Comitato per il Monitoraggio riunito presso il Ministero per lo Sviluppo Economico ha attivato la fase di emergenza che comporta l’attivazione delle centrali elettriche ad olio combustibile e la riduzione dell’erogazione ai clienti industriali per non danneggiare le famiglie.

Sarà decurtata la disponibilità delle aziende che hanno contratti di gas di tipo interrompibile: pagano una bolletta ridotta, ma sono consapevoli che, in alcuni casi, potrebbero ricevere meno gas di quanto richiesto.

Così Paolo Scaroni, plenipotenziario Eni:

Siamo in emergenza e abbiamo reagito aumentando le importazioni di gas dall’Algeria e dal Nord Europa attraverso la Svizzera. Quindi non abbiamo problemi fino a mercoledì, da giovedì possibili distacchi mirati. Con le misure che ha preso il comitato d’emergenza gas si potrà disporre di ulteriori 25 milioni di metri cubi al giorno di gas, circa l’8-9% dei consumi: mi attendo quindi che la situazione si tranquillizzerà durante il prossimo week end.

Emma Marcegaglia invita a sostenere le imprese:

Esprimiamo preoccupazione perché le imprese hanno già subito gli scioperi dei tir, in alcune aree non hanno potuto lavorare per il maltempo, se adesso si dovesse aggiungere anche questo ci sarebbe una forte penalizzazione. Chiediamo attenzione per le aziende che vivono un momento difficile.

E, nel classico gioco delle parti, Casper, il movimento dei consumatori che riunisce Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori, prende le difese dei cittadini:

Invitiamo l’Authority a vigilare contro possibili speculazioni sulle forniture di gas”. La richiesta viene dal Casper, il comitato per la difesa dei consumatori che riunisce Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori. Siamo preoccupati per la possibile minore fornitura di gas, soprattutto in un momento in cui è assolutamente necessario poter riscaldare adeguatamente le abitazioni.

In caso di estrema necessità, potrebbe intervenire anche la Commissione Europea che ha indicato come soluzione il rifornimento dall’Austria che, avendo un approccio energetico molto diversificato, è meno dipendente dalla Russia.

La situazione, tuttavia, non pare essere così drammatica come la fanno sembrare i titoloni. Ora si è arrivati ad un utilizzo del 60% del working gas. Ne rimangono 4 miliardi di metri cubi, a cui vanno aggiunti 5 miliardi di metri cubi strategici. Se le importazioni si interrompessero del tutto, arriveremmo comunque a primavera.

Nel 2006, nella guerra del gas Ucraina-Russia quando i rubinetti era stato chiusi del tutto, si era arrivati a consumare tutto il working gas. In quel caso alcune aziende avevano speculato vendendo l’elettricità prodotta dal gas ad alti prezzi ai paesi più vicini.

Non sarebbe affatto sbagliato discutere di un Piano Energetico Nazionale, più improntato sulle energie rinnovabili disponibili in casa nostra, per non essere più schiavi dell’estero.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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