Quando poi il gioco degli opposti che si incontrano e si inseguono va oltre l’aspetto puramente iconico o testuale per divenire parte attiva del contenuto, per una narrazione di significato che risulti chiara e manifesta senza il bisogno della spiegazione, ecco che il connubio tra forma e sostanza si fa efficace e contribuisce alla ricchezza metanarrativa del libro.
Questo quindi non è più solo rappresentato dalla storia che, spesso in maniera semplice, racconta ma si apre a messaggi ed interpretazioni di valore, anche pedagogico e diviene stimolo per l’immaginazione.
E se , perfino, non si rinuncia al guizzo, alla trovata che muove al sorriso, alla nota colorata che, magari sul finale, meraviglia e fa chiudere la seconda copertina allegramente – e altrettanto allegramente fa desiderare di riaprire la prima – bhe, direi che l’opera è perfettamente riuscita e può essere decretata come l’ennesimo lavoro ben fatto.
Sto parlando di “Gatto Nero, Gatta Bianca”, l’ultima pubblicazione Minibombo, per mano e pennelli di Silvia Borando.
La casa editrice emiliana ci ha abituato, nell’arco della sua ancor breve esistenza, a libri di assoluta qualità, albi illustrati che riescono nel difficile compito di unire competenza e pulizia, freschezza, brio e intelligenza.
In una parola: libri che, finalmente, piacciono ai bambini. Che sono pensati per loro in primis, che mettono al primo posto la capacità di far giocare e divertire, la creatività, la partecipazione senza, per questo, rinunciare ad un bel prodotto, vincente anche all’analisi dell’adulto, dell’addetto ai lavori e dell’educatore.
Qui siamo di fronte, per citare la stessa autrice, all’esordio romantico di minibombo. Ad un albo che racconta l’incontro, foriero di un futuro amoroso, tra due personaggi diversi…come il giorno e la notte!
Un gatto nero e una gatta bianca che, se non fossero stati smossi da curiosità e non avessero avuto il coraggio di venir fuori dalle loro abitudini, forse non si sarebbero trovati mai.
Ed eccolo qua, il primo messaggio, fortunatamente non dichiarato: l’incontro con l’altro, anche quello più prezioso, avviene se si ha la volontà di uscire dai propri schemi, di aprirsi insomma a quello che è differente da sé, se si tengono le vibrisse vigili e gli occhi ben aperti.
Gatto Nero – che è nero dalla punta delle orecchie giù fino a quella della coda – ama girovagare di giorno, osservare le rondini e chiacchierare con il suo amico corvo.
Gatta Bianca, invece – che è bianca esattamente dove l’altro è nero – preferisce la notte, il luccichio delle stelle e la sua confidente civetta.
Fin quando non arriva la fatidica domanda: “ma cosa si potrà scorgere in cielo nella parte del dì che non sono solito frequentare?”. Cosa c’è oltre l’orizzonte? Cosa cela ciò che non conosco?
E così Gatto Nero e Gatta Bianca si avventurano oltre il loro territorio e avventurandosi, si sa, avviene che si incontrino altri che prima non si potevano vedere.
E capita che, se si trovano, questi tipi diversi, magari si piacciono. Tanto che non si ha più desiderio di andar soli ma ciascuno diviene guida dell’altro: il Gatto Nero accompagna Gatta Binaca a zonzo per il giorno, lei fa lo stesso per la notte.
Mi piace immaginare, dalle pagine linde ed essenziali dell’albo, che questo accada per i due mici. E che il loro amore, figlio dell’alba e del tramonto – accogliente, curioso, generoso, perfino buffo - li renda, come si racconta, inseparabili.
E di quale tinta risulteranno i loro morbidi gattini? Grigi dite? Pessima risposta…!
Un ottimo finale che non solo ha il pregio di staccare, creando quella frattura narrativa che spiazzando diverte e conferisce movimento alla lettura (tanto di cappello all’autore capace che fa sì che i suoi lettori non si adagino mai su un testo, cullandosi nella prevedibilità). Ma suggerisce anche la ricchezza dell’incontro tra diversi, che può perfino portare il colore in un universo di bianchi e di neri (oltre alle domande genetiche che qualche bimbo molto attento potrebbe rivolgervi…Ma voi preparatevi la spiegazione dell’antenato fulvo comune…!)
Un albo, quindi, che racconta l’amore, quello romantico degli innamorati ma anche quello celato nei rapporti d’amicizia, che è comunque apertura all’altro e condivisione, permesso accordato alla persona cui si vuol bene di entrare e abitare il nostro mondo – che noi ci saremo premurati di rendere accogliente per lui o per lei.
Ancora, il rapporto tra bianco e nero, sul quale è costruito il libro, si disvela sì per contrasto ma soprattutto per complementarità. Ciascuna figura si definisce per riempimento di un vuoto o svuotamento di un pieno, secondo lo stesso principio dello yin e dello yang, in un armonia che suggerisce equilibrio.
Non esistono infatti i contorni, così come simbolicamente non ci sono i confini, intesi come limiti non valicabili.
Allo stesso tempo però la separazione e l’identità sussistono ben chiare – anzi si definiscono proprio in virtù dell’altro – e permangono anche quando, nel finale, il bianco e il nero danno vita al nuovo.
Le illustrazioni, stilisticamente, sono giocose e basilari. Pochissimi tratti che riescono comunque a rendere la simpatia e la bonarietà dei personaggi, gattoni panciuti e sornioni, perfettamente recepibili e apprezzabili anche dai bimbi più piccini.
Il testo che conduce il racconto, parimenti alle figure, è semplice ed essenziale, pulito e anch’esso strutturato sulla ripetizione che contrasta. Questo aiuta il bambino a seguire, anzi: a prevedere quel tanto che basta per creare gratificazione nel piccolo ascoltatore.
(saper dosare sapientemente prevedibilità ed elementi di rottura in una narrazione è un elemento di gran forza che sovente fa la fortuna di un libro)
La storia è lineare e limpida, le chiavi di lettura tutte offerte per suggestione, mai per dichiarazione. Esistono però e ciò rende l’albo ricco, pregiato, portatore di piani di lettura diversi che possono essere colti o non colti, seminare e germogliare. E rendere piacevole non solo la lettura, ma anche la rilettura.
(età consigliata: dai 4 anni)
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